Regia di Andrea Papini vedi scheda film
In alta Valsesia, culla della civiltà walser, il sindaco di un borgo ritrova un cadavere mummificato. Sperando di fare pubblicità alla zona, contatta due importanti topografi, Mathias, zurighese, e Giovanni, dell’Istituto Etneo, affinché stabiliscano se la mummia giace entro i confini nazionali oppure in Svizzera. Questo il presupposto di La misura del confine di Andrea Papini, sorta di giallo alpino di un certo fascino. Fortemente influenzato da Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, del quale torna anche l’attore principale Thierry Toscan in un ruolo secondario, il film ha una prima parte folgorante, girata tra il ghiacciaio e il rifugio Vigevano, nella finzione gestito da Peppino Mazzotta, il Fazio di Il Commissario Montalbano: la montagna come andrebbe raccontata per immagini, seguendone con rispetto il richiamo evocativo e i pericolosi, improvvisi cambi di “umore”. La tensione della storia viene leggermente disinnescata nella seconda parte, quando si scopre che la mummia è in realtà vittima di un delitto non così antico, da risolvere attraverso rilievi scientifici e diari di baita, seguendo il filo rosso di intrighi familiari. Il vero mistero resta comunque la ricetta dell’uberlekke, piatto tipico walser per stomaci fortissimi che miete più vittime di una tormenta.
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