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Senza arte né parte

Regia di Giovanni Albanese vedi scheda film

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La recensione su Senza arte né parte

di mm40
2 stelle

Senza arte nè parte è un film che tiene fede al proprio titolo: scritto, girato e recitato con approssimazione sufficiente a portare a casa il risultato minimo, ma soprattutto un lavoro vecchio, vecchissimo già in partenza. La sceneggiatura di Fabio Bonifacci (già autore di discreti copioni come quelli di Si può fare o di Diverso da chi?, ma anche di prodotti spudoratamente alimentari come Amore, bugie e calcetto e il contemporaneo C'è chi dice no) e del regista fa acqua da tutte le parti: gira faticosamente attorno al precariato, argomento forse troppo ostico o spinoso per gli intenti del film, e risale addirittura al fordismo (anni '30 del 1900, le macchine che sostituiscono il lavoro dell'uomo) e al dadaismo (prima guerra mondiale, l'arte che rifiuta le convenzioni prestabilite e si tuffa nell'inconscio e nell'infantile) per raccontare una storiella semplice semplice e di pochissima sostanza, ai limiti del telefilm o del cortometraggio addirittura. Per non citare poi la mossa politically correct anni '80 di inserire nel terzetto di protagonisti un extracomunitario (indiano), roba che riporta in mente il ghostbuster di colore o il piccolo attore vietnamita (Jonathan Ke Quan) dei Goonies. Giovanni Albanese esordì esattamente un decennio prima con A.A.A. Achille, neppure un film disasatroso, ma che presentava più o meno - seppure non in maniera così plateale - le stesse pecche di questo Senza arte nè parte; dopo un silenzio durato una decade si ripresenta ora con un film finanziato dalla Rai e che vanta in prima linea due volti capaci di ottenere buoni incassi: Battiston e Salemme. Ma delude profondamente, arrancando fra luoghi comuni ritriti, battutine (troppo?) educate, situazioni sciape e una logica del lieto fine intuibile fin dal primo minuto della storia. Nel cast anche Donatella Finocchiaro e il volto televisivo Paolo Sassanelli. 2/10.

Sulla trama

Tre operai, licenziati da un pastificio, vengono ri-assunti dal datore di lavoro per fare da custodi ad alcune opere d'arte moderna 'parcheggiate' in un magazzino. Appena scoprono quanto siano semplici da copiare, cominciano a produrre opere artistiche con le loro stesse mani.

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