Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
A dispetto delle critiche negative (non convinse neppure Tullio Kezich), "La moglie più bella" di Damiano Damiani (un nome che è una garanzia) è un buon film. Pur non raggiungendo l'efficacia spettacolare ed enigmatica del suo "Giorno della civetta" (1968), Damiani racconta, ispirandosi ad un fatto di cronaca che fece scalpore, la presa di coscienza di una ragazzina che si rende conto del fatto che la propria dignità è infinitamente più importante delle convenzioni sociali, a maggior ragione quando esse siano logore e basate sulla violenza e sul sopruso. In realtà la ragazzina è anche innamorata del bellimbusto, un bel ragazzo, certo, e pure ricco, ma non riesce ad accettare i suoi metodi arroganti e violenti, fondati su secoli di differenze di casta e di classe, difesi mettendo a repentaglio la vita di tanti miserabili proletari, usati come manovalanza criminale. Non vale, secondo me, criticare il film sulla scorta del fatto che è ambientato in Sicilia e quindi volutamente paradigmatico, perché anche altri film italiani di grande successo, come "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e abbandonata" di Germi, nonché "A ciascuno il suo" di Petri, erano intrinsecamente siciliani (nel senso che non potevano non essere ambientati in Sicilia) ed anzi traevano da quest'ambientazione gran parte della loro forza. Direi che in questo film, nei limiti delle sue ambizioni, funziona tutto: perfino Ornella Muti, alla sua prima apparizione cinematografica, risulta (naturalmente doppiata) fresca e naturale come forse mai più durante tutta la sua carriera, ma anche Alessio Orano (che della Muti diventò marito nel 1975) fa la sua parte, per non parlare dello strepitoso caratterista, qui addirittura con il suo vero nome anagrafico, Tano Cimarosa. Ottime le musiche di Morricone, riuscito il finale, confortante, ma non lieto. (19 maggio 2008)
Un giovane rampollo di famiglia facoltosa e mafiosa sceglie una quindicenne di umile famiglia come moglie. La ragazza sarebbe anche innamorata, ma non accetta i metodi intimidatori e violenti del fidanzato, perciò lo rifiuta. Questi, punto nell'orgoglio, la fa rapire e la violenta. La giovane, infrangendo tutte le regole non scritte della morale e della società siciliana dell'epoca, va dai Carabinieri e lo denuncia.
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