Regia di Annamaria Panzera vedi scheda film
Produrre non è impossibile, distribuire è un’impresa. Questa la storia di tanto cinema italiano oggi, di cui L’affare Bonnard non è che un esempio. Un’autrice di gialli, Anna Maria Panzera, diventa regista per portare sullo schermo uno dei suoi romanzi. Attori non noti al grande pubblico, il sostegno di provincia (Caserta) e comuni (a partire da Marcianise e Capodrisi), lo spiegamento di un’autoproduzione per bypassare il sistema. Il risultato è un thriller girato anche a Capri e Istanbul, incentrato su una preziosa formula scientifica – capace di risolvere la questione dello smaltimento dei rifiuti – che tutti vorrebbero. Un giallo classico, basato sulla raccolta di indizi, con due investigatori (uno professionista, l’altro dilettante), alle prese con situazioni avventurose calate in un’atmosfera intimista. Intrigante il legame geografico criminale che si crea tra il Sud Italia e Istanbul, interessante l’idea, numerosi gli spunti di grande attualità. L’iniziale inseguimento tra i tappeti di un bazar resta uno dei momenti migliori di questa pellicola, a cui mancano solo due cose: una solida distribuzione e personaggi approfonditi a dovere. Se ne incrociano troppi, anche gli eroi sono appena abbozzati. Fosse un pilota televisivo, aspetteresti con curiosità il suo sviluppo seriale.
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