Regia di Giuseppe Gagliardi vedi scheda film
Dopo il successo di “Gomorra”, ecco un altro film tratto da un libro di Roberto Saviano, “La bellezza e l’inferno”, titolo decisamente calzante per lo squarcio di mondo che racconta.
La “magia” non è la stessa, ma anche un autore del livello di Matteo Garrone non si trova dietro l’angolo, in ogni caso vi è parecchia carne al fuoco, solo cotta un po’ peggio, o forse sarebbe meglio dire, meno bene, dato che comunque gli spunti pregevoli non latitano affatto.
Michele e Rosario sono cresciuti insieme, ma ben presto le loro strade si dividono forzatamente dopo che il primo viene arrestato.
Quando, dopo anni, si rincontrano, sono ormai profondamente diversi, Michele sogna di diventare un campione di boxe e di andare alle Olimpiadi, Rosario è addentro agli ambienti criminali, ma il primo avrà bisogno del secondo, che gli deve un favore, per poi prendere la sua strada senza guardare in faccia nessuno.
Manca un po’ di amalgama al film, che infila più di una sequenza significativa, ma poi rischia seriamente di perdersi in tanti rivoli non sempre sviluppati con la dovuta caparbietà.
Di certo però non c’è pochezza di intenti, infatti la scena è dominata da una vincenda di formazione, il sogno di conseguire successi in un territorio dove sognare non è permesso tanto facilmente (tanto che anche quando pare che vi sia un aiuto dietro si cela sempre un interesse economico indivenire) con appunto uno sfondo che ti segna e che ti cerca di portare fuori strada.
In più si respira un’aria professionale nella realizzazione, niente voli pindarici intendiamoci, ma una discreta dose di sostanza che dona un po’ di spessore ad una storia ricca, raccontata con decisione, forse solo con un po’ troppa precipitazione, soprattutto nella parte finale quando si finisce con l’arrancare spesso e volentieri.
Certo è che la boxe si presta bene sia per il contesto che per il cinema (e gli incontri sono ripresi piuttosto bene), meno invogliante la storia d’amore, con relativa fuga (obbligata) in Germania, sarà anche che il marmoreo Clemente Russo si trova, e ci mancherebbe altro, molto meglio su di un ring piuttosto che ben vestito ad una serata di gala.
In definitiva, forse ci si aspettava di più, d’altronde la firma a monte è tra le più note a livello assoluto in Italia, ma quel che si vede basta a lasciare sensazioni cospicue (di numero) e non marginali (per sostanza).
Gagliardo e sincero.
Mostra buone cose, come belle riprese sul ring, e qualche incretezza.
Nel complesso professionale e piuttosto preparato.
Non gli si poteva chiedere di essere incisivo nella recitazione (in difficoltà quando questa occorre), ma è soprattutto la sua fisicità a caratterizzare la scena (per sua fortuna).
Marmoreo.
Volto che fa sempre un certo piacere incontrare anche se figura nella parte più debole della pellicola.
Sufficiente.
Nei panni dell'allenatore che crede nelle qualità del "nostro" e che si prodiga per aiutarlo anche mettendo a rischio la propria incolumità.
Tempra collaudata.
Nei panni dell'amico di una vita di Michele che ha scelto la strada più "comoda", quella dei soldi facili e di una vita criminale.
Adeguato.
Sufficiente.
Prova ad essere incisiva riuscendoci solo in parte.
Sufficiente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta