Regia di Duncan Jones vedi scheda film
La dimensione solitaria della fantascienza nasce, per l’autore di Moon, già con questo cortometraggio d’esordio. Qui il “grande silenzio” è il segreto che circonda un uomo dalla doppia vita (padre di famiglia e killer su commissione), ed il “grande vuoto” è quello dello spazio che separa l’assassino dalle sue vittime, raggiunte da proiettili telecomandati sparati a migliaia di chilometri di distanza. Sovrumana è la potenza di quell’arma fantascientifica, così come la portata delle tragedie di cui Ryan diventa artefice ogni volta che preme il pulsante del suo micidiale joystick. La sproporzione tra il piccolo gesto di un individuo ed il suo enorme effetto, amplificato dai mezzi tecnologici, è l’incubo kubrickiano trasportato dal piano storico e cosmologico al livello della quotidianità, in cui la futilità del bene (le piccole gioie della vita familiare) è offuscata dalla spaventosa forza del male (la missione omicida di Ryan, una sinistra condanna che non ammette vie d’uscita). Questo contrasto, reso ancora più evidente dall’atmosfera rarefatta dell’ambientazione svizzera, è tale da togliere il fiato, come ogni mostruosità che si celi dietro un’apparenza normale e pacifica. La storia di Whistle è un racconto a cui manca il respiro, perché la realtà che descrive – il rapporto tra i due coniugi e tra questi e il figlio – non può andare oltre la superficie, per non precipitare in quel doppio fondo che è la zona tabù di un’esistenza sospesa, confinata entro i mezzi termini di una libertà di facciata, che sottende l’inferno di un’inconfessabile schiavitù.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta