Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Comico, vagamente imparentato con la commedia scollacciata (topless della Fenech), diretto da un Sergio Martino sempre più preso (purtroppo) dai comici popolari prodotti dal fratello Luciano. La Moglie in Vacanza... L'Amante in Città fa parte di un lotto di cinque film comici diretti nel triennio ricompreso tra il 1979 e il 1981, a cavallo tra La Montagna del Dio Cannibale (1978) e Assassinio al Cimitero Etrusco (1982). Si tratta di un lotto di film che hanno distratto Sergio Martino da una tipologia di pellicole (thriller, avventurosi e polizieschi) dove era maggiormente in grado di far valere la sua cifra registica.
Il film, sceneggiato tra gli altri dallo stesso regista, dal cugino (anch'esso regista) Michele Massimo Tarantini e da Giorgio Mariuzzo (cosceneggiatore dell'horror fulciano L'Aldilà), funziona, pur nel suo porsi in modo volontariamente becero (si veda la scena del congelamento finale o l'epilogo in salsa Neri Parenti). In scena c'è la parodia del piccolo industriale che si trova a dover gestire la moglie e l'amante, senza sapere quale scegliere tra le due e con la moglie che, a sua volta, se la spassa con chi si è manifestato quale conte senza sapere di avere a che fare con la moglie del suo superiore. Equivoci e inaspettate presenze faranno il loro gioco, tra questi l'immancabile scena dell'albergo in cui il nove del numero della camera diviene un sei.
Barbara Bouchet, qua semi-cieca e doppiata con accento emiliano, è di una bellezza impressionante. Viene sfruttata per il suo stacco di gambe e i vistosi scolli (vederla in biancheria intima nera avvolta dalla pelliccia vale da solo il prezzo del biglietto). La tedesca, però, è irresistibile anche quando è vestita in semplice tuta e supera, anche in interpretazione, l'amica rivale Edwige Fenech grazie a un portamento nobiliare che l'altra non può sfoggiare. La Fenech, se mi consentite il termine, è “volgarotta” e il suo personaggio è molto più semplicione e banale, eppur antipatico e troppo sopra le righe. Spetta a vestire i panni dell'amante che vuole esser riconosciuta moglie dal “povero” imbranato Renzo Montagnani (meno scemo ed esaltato del solito). Nell'intreccio finiscono coinvolti un mediocre Tullio Solenghi (che Montagnani si porta dietro da Io Zombo, Tu Zombi, Lei Zomba), l'esilarante Lino Banfi (in un ruolo di supporto che gestisce come suo solito) e una serie di caratteristi quale Pippo Santonastaso (il tassista che è disposto a portare in giro gratis per l'Italia la Bouchet, così da poterla vedere dallo specchietto retrovisore mentre indossa le calze), l'energica Marisa Merlini (nei panni della suocera invadente e sospettosa) e il gigante Renzo Ozzano (il violinista russo che va con uomini e con donne, poiché enormemente dotato).
Eccelsa la colonna sonora del sempre bravo Detto Mariano. Piacerà agli amanti del genere. La sequenza migliore è quella in cui Montagnani conduce la Fenech in un ristorantino tre stelle (in realtà una bettola di infimo livello) per poter presentare la donna come sua moglie a un fine cliente di Milano.
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