Regia di Michele Massimo Tarantini vedi scheda film
Gianculino invece di Gianluchino. I giochi di parole più scioccherelli (beceri, altrochè), un bel po' di nudi ostentati anche quando totalmente inutili, la comicità scatenata, balbettante, arruffata di Banfi a creare il confusionario clima del film: La moglie in bianco... l'amante al pepe è una pellicola di Tarantini (anche sceneggiatore, insieme a Luciano Martino) e si vede. Le idee, se ci sono, sono poche e vecchie, gli interpreti ce la mettono tutta, ma si trovano di fronte ad un copione desolantemente banale e purtroppo anche sessista (non poche le battutacce sgraziate contro gli omosessuali, d'altronde marchio di fabbrica degli anni '80 in arrivo); Banfi è comunque solo al comando (nella parte iniziale anche nel doppio ruolo del nonno e del padre) e nel resto del cast non spiccano nemmeno nomi di caratteristi, se si eccettua la particina riservata alla giovane e pressochè esordiente Pamela Prati. Si segnala come curiosità che in contemporanea Sergio Martino, fratello di Luciano, scriveva e dirigeva l'assonante per titolo, ma affine anche per consistenza e per la presenza di Banfi con un personaggio dal medesimo nome di Peppino, La moglie in vacanza... l'amante in città. Ad ogni modo, qui siamo ad un passo dalla spazzatura. 1,5/10.
Il barone Patanè, affermato dentista, ha un figlio ormai grande e che non mostra molto interesse per le ragazze. Quando il vecchio nonno muore e lascia una grossa eredità solo in caso di arrivo di un erede, il dentista sprona il figlio a fare del suo meglio...
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