Regia di Amando de Ossorio vedi scheda film
TFF 36 - AFTER HOURS - AMANDO DE OSSORIO
Un giovane medico giunge in un paesino arroccato su un'isoletta, e costituito da antiche case in pietra, per sostituire il suo predecessore anziano, e colmo di buoni motivi per darsela a gambe.
Nel prendere possesso della modesta dimora del collega in ritirata, la moglie prova, ancor prima del marito, un senso di disagio e di inquietudine da piccoli ma significativi particolari circostanti, che si sostanziano in lontani echi di canzoni popolari, in grida di gabbiani in ora notturna, periodo del giorno in cui generalmente quegli uccelli stanno in disparte a riposare. Ma soprattutto in sparizioni di persone, accompagnate da un atteggiamento omertoso, se non decisamente ostile, da parte della popolazione dei nativi.
Indagando nottetempo sui questi strani comportamenti, i due coniugi familiarizzano con lo "scemo del villaggio", un reietto disgraziato e con handicap fisici e mentali, che tuttavia conosce molte cose attorno ai misteri che si celano dietro un oscuro fatto storico, un patto scellerato che, centinaia di anni prima, legò una armata di templari ad un patto con il diavolo, rendendoli ciechi ma immortali e offrendo loro l' opportunità di tornare in vita ogni sette anni, per sette giorni: un periodo durante il quale costoro, fisicamente ridotti a scheletri, ma assetati di vita e di sangue, esigono una vergine per ognuna delle notti di ritorno alla vita.
La spiaggia sottostante il paesino in pietra, diviene il teatro di quell'offerta sacrificale macabra e sanguinaria, che i cavalieri finiranno per consumare all'interno del castello che ospita le tombe di ognuno di essi.
Al quarto capitolo (dopo Le tombe dei resuscitati ciechi - 71, La cavalcata dei resuscitati ciechi - 73 - La nave maledetta - 74) della nota, bizzarra ed ultra kitch saga sui cosiddetti "resuscitati ciechi", il regista spagnolo senza ritegno e contegno conosciuto come Amando de Ossorio Rodríguez, specializzato in piccoli film di genere a bassissimo costo, realizza tuttavia quello che forse è il miglior e più suggestivo capitolo della saga, dopo il primo, indimenticabile, eccentrico ed involontariamente esilarante capostipite.
Ne "La notte dei gabbiani" (o Terror beach, o La notte dei resuscitati ciechi) mancano episodi in grado di suscitare molta ilarità senza controllo, ma risulta notevole e suggestiva l'atmosfera che la scenografia, povera certo, come sempre, ma forte di una potente ambientazione locale presso un imprecisato paesino rurale dalle atmosfere celtiche ruvide e disadorne, riesce a far trapelare.
La recitazione è, come sempre in de Ossorio, modesta e completamente lasciata al caso, con donne languide e dagli opulenti seni scoperti, infatuate ed immobilizzate dal fascino della morte, al punto da aspettarla con atteggiamento languido, senza neppure la minima ostentazione di una naturale, istintiva reazione che possa metterle in fuga da una accozzaglia di morti viventi invero lenti e goffi, accompagnati dalla loro cantilena gutturale e monotona che finisce quasi sempre con un verso spezzato che pare un sonoro rutto di digestione(eheh...divertentissimo..).
Suggestiva anche la natura ed origine dei gabbiani vocianti, legata strettamente alle sorti delle bellissime fanciulle destinate al massacro, quando al contrario il resto della popolazione che le porta al sacrificio si presenta fisicamente e suggestivamente orrenda.
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