Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
'Lo scapestrato' - un termine idiomatico più calzante del letterale il grande teschio, segnalato nel bel libro di Alberto Farassino 'Tutto il cinema di Luis Bunuel' - è don Ramiro, protagonista di questo film messicano di Luis Bunuel. Egli, dopo la morte della moglie, vaga in perenne stato di ubriachezza tra la casa e l'ufficio, entrambi pieni di famigliari e lavoratori nullafacenti. A seguito di un attacco cardiaco, i suoi parenti gli fanno credere di essere caduto in miseria: da qui seguirà tutta una serie di equivoci fino ad un 'incredibile' lieto fine.
Il maestro spagnolo, nonostante la povertà di mezzi a disposizione, dirige una pungente satira sulla famiglia borghese - tra i suoi bersagli prediletti - ambientata a Città del Messico, per la maggior parte in interni, con alcune riprese nel popolare quartiere del Rastro.
Non siamo ai livelli di cattiveria dei capolavori degli anni a venire ma l'opera non è da considerare certamente minore. Osservando il protagonista che, risvegliatosi dopo la malattia in una catapecchia, vede il fratello lavorare e la cognata occuparsi delle faccende di casa, esclamare 'E' un sogno!' e tornare a letto, la mente va subito a Fernando Rey de 'Il fascino discreto della borghesia'. D'altronde, come lo stesso regista affermava, il suo cinema è pieno di rimandi e ripetizioni: anche l'ultima inquadratura, con i personaggi che, di spalle, in campo lungo, camminano lungo una via, anticipa ancora quello che è forse il suo film più conosciuto.
Da segnalare anche la sequenza del matrimonio (mancato, come la maggior parte degli atti, tipicamente borghesi, che non si compiono nei suoi film), una specie di versione chicana de 'Il laureato', anche se qui è addirittura più il padre della sposa a impedirlo che l'altro pretendente.
Strepitoso il più volte citato protagonista Fernando Soler.
Voto: 8 (v.o.s. - recuperato su You Tube).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta