Regia di Jeong-beom Lee vedi scheda film
Un cinema este(a)tico,elegantemente fuorviante,dalle movenze accattivanti.
"The man from Nowhere" presenta tutti gli ingredienti per catturare lo spettatore:adrenalina,azione serrata,"leit motiv" emozionali.
Si potrebbe pensare ad un taglio prettamente commerciale,e a conti fatti risulta' cosi'.Pero' vi è una matrice quasi "oscura",che permea il film di sinergia artistica.Nonostante la retorica morale (ed etica) che abbraccia il cuore dello spettacolo,vi è un arte registica che sa narrare la storia.Un canone quasi autoriale,che scrive una parabola umana da cinema classico.
Un giovane silente,dal passato oscuro che lavora a un banco dei pegni.Sembra il prologo per un film di Mann o Melville,ma tutta l'ambientazione riguarda una Corea odierna,fatalmente cupa,che "viviseziona" i corpi,trafficandone "l'interiorita'".
Il giovane silenzioso è in perfetta sintonia col suo animo,vivendo in solitaria.Vi è pero' un "legame" che spezza i cardini d'un silenzio autoimposto.Un rapporto con la vicina di casa, la piccola Hyo-jeong.Figlia di una donna eroinomane, e bisognosa d'affetto,stabilisce un contatto "filiale" con Tae Shik.Questo il suo nome,unica certezza d'un esistenza dal passato oscuro,senz'altro terribile e segnato dai demoni.
Nella Corea presentata dal bravo regista Jeong-Beom Lee,vi è una coltre di trafficanti di droga e organi umani.
La madre di Hyo-jeong verra' rapita da un clan per via di uno sgarro,con lei scomparira' anche la bimba ........Una vicenda torbida che "svelera'" Tae Shik .Il giovane si mette sulle tracce della piccola,in un crescendo di tumultuosa e dura violenza.
Una durezza non risparmiata da immagini forti,sinonimo d'un cinema intraprendente,esuberante nel climax di sangue e "sezionamento".
"The Man from Nowher" nella sostanza porta con se le stigmate del cinema noir di Hong Kong.Una materia di celluloide serrata,prevalentemente notturna nelle atmosfere,e potente nell'azione.
Un film dallo scorrimento veloce, che tuttavia regala allo spettatore il tempo di riflettere sul marcio annidato nella societa'.
Una societa' "donata" da una regia zelante che ne disegna l' emblema delle disfunzioni dell'animo.Villain griffati ed edonisti, materialisti e senza scrupoli.Nulla si salva, non vi è nemmeno ombra di "Pietas" per gli innocenti,anche se infine qualcuno dimostra di avere un cuore.Tae-Shik è una figura rarefatta,assuefatta di dolore tragico,sostanzialmente subito nel modo piu' implosivo.
Ma tutto poi esplode,riporta a galla tessuti d'un orrore mai digerito,scagliandosi contro le incarnazioni malefiche dell'umano."The Man form Nowhere" riesce cosi' a coniugare esigenze spettatoriali e anche artistiche.Una miscela di cinema moderno,unito al "classicismo" degli antieroi di una volta,quelli di Melville per intenderci.Ne vien fuori un opera solida,empia di convenzioni cinefile che paiono addirittura citare (non vorrei sbagliarmi!) metodi empirici di esplosione,alla stregua degli antieroi di Friedkin nel "Salario della paura".
Uno spettacolo serrato,rinforzato dalla straordinaria prova di Bin Won,"patinato" e introverso,bravo a trasmettere una sensazione di malessere esistenziale.Ottime anche le scelte dei caratteristi,che marcano una "caricatura" di villain e sbirri,stemperandone (a volte) l'atmosfera cupa e nevrotica.
La bellezza di "The Man from Nowhere" è nel suo saper "scendere a patti" con lo spettatore,regalando un lieto fine,che ci meritiamo dopo un immersione negli orrori d'una societa' che ha il coraggio di "vivisezionare" innocenti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta