Regia di Dario Baldi vedi scheda film
Diciamolo subito: non è il solito film vacanziero, è meno. Diretto da Baldi, figlio d’arte del documentarista Marcello e curriculum tra videoclip e pubblicità, trattasi di scampagnata per le strade dell’Avana con Brignano, che torna dopo l’inerte Sharm El Sheikh, e Pannofino, sempre René Ferretti, ma con meno convinzione. A farla breve, si racconta di due fratelli, Fedele e Vittorio, sposati con sorelle petulanti ma ricche. L’uno è marito fantozziano succube, l’altro biscazziere sciupafemmine che un giorno si è finto morto ed è scappato a Cuba. Ma tra una rumba e un salsa, il ritmo del Caribe gli è fatale, visto che la moglie lo intercetta in un dvd (sic!) mentre si dimena al night. E allora il fratello buono prende l’aereo e va a ricomporre il puzzle di famiglia, tra flashback nostalgici in super 8, scuola impegnata Pupi Avati, evocazioni scoliane (in fondo la trama ruba a mani basse da Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?) e inseguimenti con contorno di checche latine urlanti, che fanno colore. Senza battute («Alma stai alma», si sente dire) e senza rete, ci si butta di qua e di là come turisti per caso, mentre altri personaggini entrano ed escono e l’amore trionfa, ma con la bella guapa locale sedotta con gli stornelli. Ogni due per tre si rivendica l’identità nostalgica romanocentrica. L’abbacchio, la carbonara, la coda alla vaccinara. Indigesto.
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