Regia di Paolo Pisanelli vedi scheda film
Presentato in concorso nell’ambito del Festival dei Popoli 2010, Ju tarramutu di Paolo Pisanelli esce nelle sale italiane in occasione del secondo anniversario del terremoto del 2009 in Abruzzo. E mentre nei nostri occhi si accavallano le immagini recentissime provenienti dal Giappone, il film di Pisanelli ci porta dietro casa mostrandoci i mille volti di una tragedia tutta italiana accuratamente occultata dai media. Rispetto a Draquila. L’Italia che trema di Sabina Guzzanti,Ju tarramutu adotta una cifra stilistica diversa. Pisanelli si cala con la sua macchina da presa tra le persone che desiderano tornare ad abitare la propria città e che si rifiutano di essere internate in lager condominiali. Il processo della lavorazione del film diventa così un’agorà dove chi è stato privato di tutto può non solo far sentire la propria voce ma tornare ad abitare idealmente una casa comune. Da quanto tempo non si vedono al cinema le persone che abitano il territorio italiano? Ju tarramutu mette in scena una vera e propria democrazia partecipativa. Esempio di autogestione dopo le mancate promesse, gli scandali della cricca di Bertolaso e soci, il lifting elettorale di Berlusconi ai danni dei senzatetto, il film di Pisanelli diventa ipotesi di uno spazio abitabile per reinventare una collettività. Invece di prendere (sangue, lacrime, dolore), come hanno fatto i media ufficiali, Pisanelli offre il suo film. E poi Ju tarramutu si concede anche il lusso di inventare, di fare del puro cinema. Il film sembra oscillare, infatti, fra il cinema popolare di Giuseppe De Santis e la ferocia di Ciprì & Maresco. Infine, volendo essere severi a tutti i costi, si dovrebbe far notare che al documentario nuoce a tratti una certa enfasi, eppure non si può non apprezzare la scelta di realizzare un’opera al plurale, autenticamente democratica senza rinunciare mai al primato della messa in scena. Ju tarramutu è cinema che diventa segno di un territorio e di un Paese da reinventare. E soprattutto rivela che mentre tutto tace a pochi metri da casa la lotta continua.
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