Regia di Carlos Saura vedi scheda film
Titolo accattivante, nome del regista dall'affascinante passato cinematografico, soggetto arduo, una marea di produttori, risultato disastroso. Il progetto è un ambizioso tentativo di rendere omaggio al mostro sacro del cinema spagnolo Luis Buñuel. Già questa è materia troppo delicata e pericolosa, poi ci si suicida aggiungendo altri due mostri sacri, suoi amici, come Salvador Dalí e Federico García Lorca! Non ancora contenti, spavaldamente si fanno protagonisti di una storia che non regge: Buñuel, anziano (Gran Wyoming — sic — ), viene incaricato dal produttore Goldman (J.-C. Carrière, proprio il noto sceneggiatore) di dirigere un film sulla tavola di Re Salomone nella città di Toledo amata da Luis. I tre vanno all'avventura...
I problemi di questo filmaccio sono tanti, la materia sarebbe intrigante ma viene complicata e strampalata in modo irrispettoso e irriverente nei confronti dei suoi modelli e ciò lascia di stucco sapendo della collaborazione alla sceneggiatura di uno dei più importanti studiosi di LB, Agustín Sánchez Vidal (dizionario Mereghetti dixit). Ora, io non sono davvero un'autorità della critica ma, da semplice appassionato, non faccio nemmeno fatica a capire che qui c'è "qualcosa" che non va, anche e soprattutto da ammiratore di Saura, in generale; in breve, non funziona nulla: la storia viene sterilmente accavallata nel tempo con la scusa che ciò sia legato al potere leggendario della tavola di Re Salomone di vedere le epoche "da Adamo alle trombe del giudizio". Così LB, immaginando il suo film nel film e ovviamente intrecciando il livello del sogno con quello della "realtà", vive l'avventura da giovane ma nel mondo di "oggi". Tutto però non ha nulla a che spartire con le capacità visionarie e oniriche né di Buñuel né di Dalí dato che Saura tenta maldestramente e inutilmente di creare suggestioni allucinate (meglio: allucinanti) con effetti di luci quasi mai riusciti (fotografia patinata ma non del tutto da buttare di José Luis López[-]Linares) e risibili interventi digitali con tanto di pessima animazione finale del robot femmina del langhiano Metropolis (!). Forse si può appena "salvare" il momento in cui Dalí bambino solleva la superficie del mare.
La trama arranca e già a metà film, se non prima, si perde e si slenta in momenti vuoti, scene prive di interesse, avventurucole che il grande Indiana Jones o i Goonies se la ridono di gusto e con successo, momenti scult come la comparsa e, più tardi, svestizione in campo medio di..., ta-tà, Valeria Marini! (la quale però, nella parte di una specie di guida turistica e oggetto non oscuro del desiderio di LB, cerca di contenersi almeno un po', quasi riuscendo a non starnazzare. Bambola, come film, tuttavia, appare più interessante). Perfino gli attori protagonisti non sono credibili, o non assomigliando per nulla agli originali, oppure sì, ma maldestramente (il Dalí di E. Alterio). L'unica cosa che si potrebbe apprezzare è la colonna sonora con bellissime scelte classiche (Johannes Brahms, Richard Wagner, musica barocca...) e mediorientali o naturalmente ispaniche (tranne un orribile arrangiamento pop-rap), peccato che non leghi quasi mai con le immagini. Musica originale di Roque Baños, make-up di Concha Martí.
Per fortuna Buñuel e la tavola di Re Salomone non è stato distribuito al cinema in Italia, ma nel 2007 la 01 Distribution l'ha recuperato in dvd, stampando sulla fascetta indicazioni come il padre dell'espressionismo cinematografico Luis Buñuel e, solo però nel rettangolo in basso, la regia di Pierre Morel (!).
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