Regia di Jae-young Kwak vedi scheda film
Studente sfigato, svogliato e senza prospettive, Gyeon-woo è insicuro e confuso sin dalla nascita, per via di genitori strambi e vessatori che per anni lo hanno cresciuto come una femmina non accettando che il suo sesso fosse diverso da quello da loro desiderato. La sua maturazione è stata per questo più lenta di quella dei coetanei, e a venticinque anni si trova ancora a fantasticare su colpi di fulmine improbabili.
Quando incontra per la prima volta "lei", di un anno più piccola, nulla somiglia nemmeno vagamente all'idillio che aveva sempre sognato, essendo la sua bellezza acqua e sapone neutralizzata (oltre che - lo appurerà poi - da un carattere terribile) da una sbronza colossale che la porta sulla banchina della metropolitana ad oltrepassare la linea di sicurezza e rischiare seriamente di finire giù. Trovatosi quasi per caso ad acchiapparla al volo, assiste suo malgrado ad un saggio della sua stravaganza non appena entrati nel vagone, finendo per essere scambiato per il suo fidanzato e di conseguenza moralmente obbligato ad aiutarla quando, dopo aver dato spettacolo e vomitato sul parrucchino di uno sfortunato passeggero, chiama lui "tesoro" e poi stramazza al suolo svenuta.
Costretto a condurla a spalle e a proprie spese al primo motel, e quindi a dar definitivamente buca alla zia dalla quale si stava recando, e al cui indesiderato abbraccio stava comunque facendo di tutto per sfuggire, conclude una nottata a suo modo indimenticabile nella cella di una prigione, accusato per un equivoco di molestie mai compiute; senza sapere, però, di essere appena entrato movimentatamente in contatto con colei che avrebbe dato un senso alla sua esistenza.
My Sassy Girl del sudcoreano Jae-young Kwak fu campione d'incassi in patria nel 2001 ed ottenne successo in tutto l'est e nel sud-est asiatico, arrivando ad essere omaggiato da ben tre remake, due cinematografici (una produzione hollywoodiana e una bollywoodiana) e uno televisivo (una serie giapponese): un successo senza dubbio meritato per una bizzarra commedia sentimentale senza baci né sesso, raccontata dal protagonista senza mai pronunciare il nome della folle ragazza che gli ha cambiato la vita, e con la quale ha sviluppato un rapporto di platonica dipendenza caratterizzato da un legame dai paradossali connotati pudicamente sadomasochistici.
Suddiviso esplicitamente in tre capitoli piuttosto canonici (primo tempo, secondo tempo ed epilogo), My Sassy Girl è un susseguirsi di episodi rapido e incalzante, e vede un approccio iniziale per lunghi tratti farsesco - con punte di comicità slapstick - smussarsi progressivamente fino a confluire in un melodramma intenso, sofferto e capace di dribblare il patetismo grazie ad un'ironia surreale, lieve e dolente al tempo stesso.
Il prolifico regista (qui alla sua opera quarta, scritta adattando un racconto di Ho-sik Kim) probabilmente non inventa nulla, tuttavia ha dalla sua uno stile vivace, votato alla contaminazione tra i generi e capace di donare un'invidiabile freschezza ad una narrazione già ben calibrata. Ma con attorno una discreta varietà di godibili macchiette (dalla madre di lui che lo randella con qualsiasi oggetto gli capiti tra le mani al padre di lei sempre minaccioso ma costantemente inebetito dall'alcool, fino all'assurda gang cui lui fa periodicamente "visita" in gattabuia), a dare al film la marcia in più è la singolare alchimia che sembra legare non solo i due personaggi principali ma anche gli attori che li interpretano: da un lato il cantante pop e dj radiofonico Tae-hyun Cha, che pare nato per il ruolo di questo pacioccone attira-schiaffi travolto dagli eventi e da un'insolita passione e si fa apprezzare per una recitazione un po' sopra le righe ma piacevole e adatta al contesto, e dall'altro la modella Ji-hyun Jun, attorno alla cui autoritaria ma fragile ragazza senza nome e ai suoi repentini sbalzi d'umore la storia cresce, evolve e si fortifica fino ad esplodere nel finale.
Assurto a buon diritto al rango di pellicola di culto, My Sassy Girl è un saggio di romanticismo dal retrogusto amaro condensato in 137 minuti da gustare tutti d'un fiato: imperdibile per tutti gli amanti della new wave coreana, e fortemente consigliato a chiunque nel cinema cerchi leggerezza senza banalità, divertimento ed emozioni.
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