Regia di Tiwa Moeithaisong vedi scheda film
"Ma perché mangiamo sempre verdure?"
E Buss, trovandosi in mezzo a una rivolta di piazza, ha l'idea più malata della sua vita. Un nuovo segrettissimo ingrediente sarà la base dei piatti del suo ristorante. Buss è sommersa dai debiti ed ha un passato fatto di abusi e violenze (forse pure un incesto), che ci viene rivelato in stridenti flashback in uno sporco bianco e nero. Meat Grinder è pesantemente gore, è violento sì, ma non solo, si scorgono non poche velleità autoriali. La narrazione è ramificata, sviluppata su almeno tre piani temporali e mescola talvolta realtà e immaginazione. Il passato ha lasciato in Buss un segno indelebile, un danno irreparabile e le sequenze in bianco e nero sono squarci su una psiche ridotta ad un cumulo di macerie. I colori delle scene al presente, sono invece spenti, spesso freddi, riscaldati a tratti dal rosso vivo dello scorrere di un fiume di sangue.
Scene di una brutalità rara quindi si amalgamano a un dramma psicologico-familiare che, attraverso una poetica deviata e sbilenca, vuole intraprendere un corposo discorso sulla genesi del sadismo e su come la vendetta possa degenerare in un indiscriminata pulsione di distruzione.
Meat Grinder è insomma uno splatter d'autore, un film che dimostra che la violenza cinematografica non è solo voyeurismo.
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