Regia di Tiwa Moeithaisong vedi scheda film
Un localino niente male quello della disturbata Boot che passa dallo status di ristoratrice ambulante a quello ben più consistente di grande chef stanziale con cucina casereccia da leccarsi le orecchie. Tutto merito del suo ingrediente segretissimo.
Meat grinder, partendo da uno spunto già sfruttato, è una scheggia d'orrore sanguinolento che affonda mani e piedi in sangue, frattaglie e liquidi organici eppure sembra non bastare questo.
Il film è dotato anche di una sceneggiatura( che di solito è un accessorio in questo tipo di film) che cerca di mettere al centro di tutta la vicenda il vissuto pregresso della protagonista che continua ad avere predominio sul presente grazie a una vocina di bambina che le dice che cosa fare o non fare.
E' normale che in una pellicola come questa ci si soffermi al solo aspetto grand guignolesco(che qui abbonda) ma sarebbe un errore.
Il regista Tiwa Moeithaisong cerca di ampliare gli orizzonti della sua opera con flashback che si incastrano nella narrazione, mescolando i vari piani temporalico ritmo sempre più frenetico in un crescendo sempre stimolante, usando spesso prospettive di ripresa particolari per deformare il suo campo visivo.
Per non parlare dei cospicui interventi sulla tavolozza cromatica che va dal bianco e nero del passato, passa per il colore desaturato del presente per arrivare al rosso scarlatto del sangue che abbondantemente innaffia la scena.
Non solo vengeance movie o torture porn ma la narrazione della storia di una mente devastata da un humus familiare annichilente.
I tagli del montaggio sono velocissimi ma mai confusionari, sono vere e proprie rasoiate sanguinolente che colpiranno anche chi ha lo stomaco foderato di cemento.
Eppure si ha l'impressione che tutto l'armamentario di violenze assortite e torture varie sia un mezzo e non un fine.
Al regista pare interessare altro , la cura maniacale con la quale è stato realizzato come i numerosi snodi della sceneggiatura non sembrano adatti per i puristi del genere.
Meat grinder sembra l'opera di un autore che per narrare la sua storia di famiglie disastrate, di una situazione politica ai limiti della dittatura e di pregressi traumi infantili si serve di mezzi estremi e proprio per questo sorprendenti.
Per non parlare di un finale ambivalente sospeso tra uno struggente ritorno a casa e un rinnovamento ciclico dell'orrore.
Un horror d'autore? Tranne per qualche sporadico caso per quanto mi riguarda la dicitura horror d'autore è un ossimoro.
Mi sento di dire però che Meat grinder rientra in quelle eccezioni che confermano la regola.
regia di altissimo livello
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