Espandi menu
cerca
Death in the Seine - I morti della Senna

Regia di Peter Greenaway vedi scheda film

Recensioni

L'autore

kotrab

kotrab

Iscritto dal 1 gennaio 2004 Vai al suo profilo
  • Seguaci 158
  • Post 21
  • Recensioni 1560
  • Playlist 33
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Death in the Seine - I morti della Senna

di kotrab
10 stelle

Alle prese con una commissione del Centre National des Arts Plastiques in occasione del bicentenario della Rivoluzione Francese, P. Greenaway (invero è superfluo dirlo) vi si dedica da un punto di vista sui generis. Il periodo della sua carriera è quello immediatamente successivo alle sperimentazioni tecniche dell'elettronica in altri cortometraggi e ai percorsi tracciati dai temi ricorrenti dell'acqua come elemento di vita e di morte, quindi gli annegamenti (già assurti a motore dell'azione in Giochi nell'acqua). Queste suggestioni che fanno parte di una visione del mondo governato da leggi sia razionali che irrazionali, in quanto ammasso di forze che sottostanno a loro stesse e si scontrano con le convenzioni organizzative umane, confluiscono nell'occasione di un incontro con lo storico Richard Cobb che aveva fatto studi sui verbali di quattrocentododici cadaveri archiviati a Parigi e risalenti al periodo 1793-1801 (nell'economia del mediometraggio Death in the Seine - Les morts de la Seine si va dall'aprile 1795 al settembre 1801).
La visione di Greenaway assimila qualunque soggetto e oggetto nel suo mondo, in questo caso la catalogazione non è solo un'esigenza formale o uno stile, ma parte dalla fonte degli archivi storici e si fa ancora una volta filtro della realtà, griglia di "finzione" e mezzo di controllo non di un evento violento e sconosciuto come in The Falls (o conosciuto come ne Il ventre dell'architetto), non di delitti camuffati in un meccanismo oppressivo come appunto in Giochi nell'acqua o I misteri del giardino di Compton House, non dell'inesorabilità della forza cieca della natura e della convergenza di avvenimenti simultanei come ne Lo zoo di Venere, ma di avvenimenti veri e prodotti dalle degenerazioni folli provenienti proprio da quelle menti che issavano lo stendardo della libertà e della luce razionale.
Il caos e la decadenza mortuaria di questo preciso soggetto sono trasfigurati dagli incastri dei riquadri, dalla serialità delle inquadrature sui corpi con un bianco e nero senza tempo e improvvise incursioni di colori, da un distacco emotivo che è discrezione e rispetto dell'osservatore e dell'osservato, una analisi scientifica di professionale moralità che si muove sull'immobilità come la musica di Michael Nyman graffia e aggredisce la malinconia. 9

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati