Regia di Peter Greenaway, Vanni Corbellini vedi scheda film
Al 1988 risale un'altra produzione Channel Four Tv, Fear of Drowning, un "dietro le quinte" d'autore, naturalmente concepito sia come corollario a Giochi nell'acqua (Drowning by Numbers) che come film a sé nella forma. Persino in questo film sul film si assiste ad un tassello dell'opera di P. Greenaway, in quanto non è solo un affascinante addentrarsi in un mondo complesso guidati dalla voce dello stesso regista, ma è anche una finestra di un macrocosmo ancor più grande, l'intera produzione greenawayana concepita come corpus "multimediale" ante litteram, come particolare di un affresco; è un film compiuto nella sua struttura perché evidenzia le griglie e i princìpi organizzativo-interpretativi del film "genitore" ed è uno dei primi esperimenti di video elettronico (con la collaborazione di Vanni Corbellini alla regia; il primo approccio era stato nel 1984 con Dante. The Inferno. Canto V, episodio autonomo rispetto a Dante. The Inferno. Cantos I-VIII o A Tv Dante del 1988). L'elettronica così, ancora una volta, non è un oggetto decorativo, ma un mezzo interpretativo e funzionale ai contenuti del (dei) film. Paura di annegare infatti svela i trucchi del mestiere, le linee essenziali del lungometraggio, i riferimenti pittorici (sempre mirati al carattere del film), le citazioni, le simbologie, le coordinate spaziali e temporali di quel perverso, tragico, ironico e sublime gioco che racchiude una serie di giochi e trabocchetti.
Non ha molto senso dire altro su questo bellissimo documentario "promozionale" (girato durante la lavorazione di Giochi nell'acqua), se non guardarlo e affidarsi alle saggie parole di Greenaway che cito in parte: Perché i numeri, i giochi e queste strutture finemente lavorate? E questa elaborata storia di coincidenze e improbabilità costruita su una serie così rigorosa di costrizioni formali? E' vero che si vuole ironizzare ed è vero che il film intende divertire. Dopotutto ci sono altri approcci oltre ai sicuri percorsi di aspettative sentimentali e facili occasioni per un'identificazione emotiva. I giochi e i numeri sono disposti in modo tale da ricordare al pubblico che sta solo vedendo un film, perché questa non è una finestra sul mondo o uno spaccato di realtà, obiettivi sempre dubbi e irraggiungibili. I rapporti umani sono fatti di linee sovrapposte, limitati e delimitati, ingabbiati e liberati da convenzioni elaborate, regole e giochi che chiamiamo civiltà. [...] La comprensione dell'esistenza di regole e convenzioni sta anche nel metterle alla prova sfidandole e sovvertendole. [...] L'insieme degli elementi formali del film tende a combinare i giochi dei rapporti umani in esso contenuti, uomini con donne, genitori con figli, estranei con amici, il male con il bene, in modo tale che forma e contenuto diventino inseparabili. (grassetto mio) Per questo "Giochi nell'acqua" è una black-comedy ironica, un racconto morale raccontato in modo immorale. Suggerisce, con una certa ironia e, spero, un po' di umorismo, che i buoni non sono sempre premiati, che i cattivi non sempre vengono puniti e che gli innocenti sono spesso violati.
10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta