Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
P. Greenaway non ha mai smesso di fare cortometraggi e mediometraggi, anzi essi sono mezzi espressivi come in musica o in poesia ci sono composizioni di vario respiro e per Greenaway hanno un valore intrinseco e comunicano messaggi propri, anche nei casi di "mero esercizio", di palestra per i lungometraggi.
Al periodo compreso tra I misteri del giardino di Compton House (primo lungo "narrativo a soggetto", definizione approssimativa per distinguerlo da The Falls) e Lo zoo di Venere, il nostro ha girato un lungo documentario in quattro parti (Four American Composers) e cinque corti, tra cui questo Making a Splash. Si tratta di un film insieme inusuale e, al contrario, tipico di Greenaway: in esso infatti ha ancora una volta importanza (e ancor prima di Giochi nell'acqua e L'ultima tempesta) l'elemento dell'acqua. E' un vero e proprio omaggio all'acqua nel suo aspetto più amichevole e ludico, e qui appunto sta la differenza, vale a dire il carattere sereno e armonioso che si instaura tra l'uomo e l'elemento primario da cui nasce la vita. Sembra incredibile ma è così, non ci sono gli effetti devastanti e macabri di una natura matrigna e ingovernabile. L'acqua è qui del tutto addomesticata e rinchiusa in piscine e così occupa la maggior parte del film, dopo però un "prologo" che la inquadra in gocce, poi in rivoli, poi in torrenti e fiumi, fino alle distese del mare, che contrastano appunto con la culturizzazione da parte dell'uomo, il quale è capace (almeno in parte) di "dominarla" solo isolandola. Dapprima si scorgono i giochi e i tuffi dei bambini, poi si passa al nuoto sincronizzato (la squadra femminile britannica), ossia all'arte del movimento ritmico e geometrico in acqua, il tutto commentato dall'altra coprotagonista (forse anche più importante del soggetto stesso), la musica di Michael Nyman che scandisce ogni secondo, è seguita dal montaggio, corona l'essenza numerica del film, la sua struttura e il suo carattere emotivo. La placidità trasparente del film è confermata dalle melodie "scandalosamente" orecchiabili ma autenticamente accattivanti, i ritmi decisi e le armonie essenziali, restituendo la gioia e il piacere dell'immediatezza, come la semplicità di un barocchismo che sta nelle qualità pittoriche in modo (e nel mondo) naturale.
L'illusione di un essere umano capace di vivere in un elemento contrastante si intravede ma non vuole disturbare l'innocenza di un gioco o il piacere di un sogno. 8
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta