Regia di Giuseppe Maria Scotese vedi scheda film
Sogni, amori, speranze e disperazioni si intrecciano intorno a via Margutta, la strada romana degli artisti.
Con questa pellicola Giuseppe Maria Scotese, che oltre che della regia si occupa di soggetto e sceneggiatura (quest’ultima insieme ad Amleto Fattori, suo assistente sul set), intendeva realizzare un affresco – è indubbiamente il termine più adatto, dato il contesto – della scena artistica romana che negli anni dell’immediato secondo dopoguerra frequentava via Margutta e le zone limitrofe. Quello era soprattutto il territorio dei pittori, come d’altronde il titolo del film suggerisce, e Scotese, che qualche esperienza con i pennelli l’aveva fatta, lo sapeva bene; non c’è dubbio insomma che Le modelle di via Margutta sia un’opera, se non autobiografica, ampiamente ispirata da aneddoti realmente vissuti dall’autore. Ciononostante l’impressione che esce dalla visione è quella di un pasticcio senza tanta logica, di un intreccio fin troppo labile e l’altissimo tasso di retorica nei dialoghi, unito a un sentimentalismo in eccesso, non fa che amplificare la sensazione di assistere a un’occasione sprecata: il potenziale quadro che cattura un preciso momento storico di creatività e vitalità artistica rischia seriamente di diventare un bolso fotoromanzo su pellicola. Vera Carmi, Claudio Gora, Wanda Capodaglio, Lauro Gazzolo, Paola Borboni, Achille Millo, Carlo Campanini e Carlo Mazzarella sono gli interpreti principali, ma in ruoli laterali compaiono anche veri pittori come Orfeo Tamburi, Pericle Fazzini e Luigi Montanarini. Per Scotese si tratta della seconda regia, a breve distanza da Il sole di Montecassino (1945); se un lato positivo nel lavoro si vuole trovare, quantomeno si può sottolineare la durata limitata a un’ora e un quarto scarsa. 2,5/10.
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