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Can I Be Your Bratwurst, Please?

Regia di Rosa von Praunheim vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Can I Be Your Bratwurst, Please?

di kotrab
8 stelle

Rosa von Praunheim (al secolo Holger Mischwitzky) nacque a Riga il 25 novembre 1942, ma buona parte della giovinezza l'ha vissuta nel quartiere di Francoforte da cui ha preso in prestito una parte del nome d'arte, mentre Rosa fa riferimento al famigerato triangolo rosa con cui il nazionalsocialismo etichettava e catalogava i prigionieri omosessuali. Figura di spicco del cinema militante gay tedesco e non estraneo a polemiche e difficoltà provenienti da vari fronti, Praunheim ha diretto dal 1968 ad oggi ben 72 film di varia lunghezza (fonte IMDb).
Tra questi, Can I Be Your Bratwurst, Please? (Per favore, posso essere la tua salsiccia?) è un simpaticissimo cortometraggio grottesco dedicato alla stella del porno Jeff Stryker, il cui ruolo è il primo fuori dal quel circuito. Il film è considerato come il terzo titolo di una trilogia iniziata nel 1970 con Die Bettwurst e proseguita nel 1973 con Berliner Bettwurst.
Non si tratta di un hard, ma tutto ininterrottamente è giocato sulla dirompente forza seduttiva del protagonista, egli è letteralmente l'oggetto del desiderio di tutti gli altri personaggi e Prauheim si concentra in modo assolutamente divertito sui loro tentativi di conquista e le loro fantasie erotiche. Lo straricorrente e proverbiale ospite di pasoliniana memoria viene trasfigurato sotto la luce sfavillante (e un po' finta) delle feste natalizie in quel di Hollywood. Il nostro infatti è un nuovo cliente dell'Highland Gardens Motel, un posto abitato da un'umanità molto variegata e bizzarra: fin dal suo arrivo in autobus, Stryker è preso di mira, momentaneamente, da una ragazza per strada; appena arrivato al motel il buffo e grottesco proprietario (K.-H. Teuber) tenta di sedurlo con la sua magia ipnotica; mentre si dirigono verso la camera di Stryker, ovviamente altri occhi vogliosi scrutano da più parti. Da qui ha inizio una serie di scene in cui un'arzilla ninfomane novantenne (L. Kryn, zia di Praunheim), una giovane donna, una nana un po' inquietante dagli occhi penetranti (una brava S. Luna), un nero e altri personaggi immaginano le loro avventure con il nuovo "bambolotto".
Al momento decisivo del finale, la cena di Natale a cui Stryker viene invitato da tutta la combriccola, la furia erotica e la brama del possesso esplodono nel modo più inaspettato, così da dare risposta all'indizio dei nomi sanguinanti nei titoli di testa: un finale che contrasta con la luce allegra e vivace delle scene precedenti, ma che mantiene l'ironia trash con toni morbosi e pur sempre "spensierati", dai richiami vagamente greenawayani (Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante) e dagli exploit granguignoleschi di certo Paul Morrissey, cui forse rimanda anche la funzione di fetticcio di Stryker, similmente al Joe Dallesandro della factory di Andy Warhol. Difatti Stryker ha limitate battute nel film, ma bisogna anche dire che se la cava abbastanza bene in quanto a credibilità attoriale, sicuramente molto meglio e con più carisma rispetto ad un Rocco Siffredi.
Un mediometraggio diretto con gusto e soprattutto con sensualità e umorismo, tra realismo, onirismo e trash intelligente, e con una riuscita commistione di generi. Fotografia di Lorenz Haarmann, musica di Alan Ari Lazar. 8 1/2

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