Regia di Alejandro Jodorowsky vedi scheda film
Il primo film di A. Jodorowsky è opera che si nutre delle esperienze giovanili come attore mimo allievo del grande Marcel Marceau, con cui ha girato i continenti e mette da subito in risalto un mondo visto attraverso gli occhi e sentito con le orecchie di un ragazzo dalla fantasia sfrenata, un mondo che non ha bisogno di parole per esprimersi né di complicati effetti speciali, ma di gesti, colori, oggetti, suoni e semplici trucchi visivo-illusionistici.
Tratto da una novella di Thomas Mann e supportato dalla "benedizione" di Jean Cocteau per i titoli di testa, La cravatta (che ha anche alcuni elementi comuni con Il paese incantato) è una divertente e deliziosa parabola sui rapporti affettivi e una riflessione diretta ma delicata sulle identità, in cui un giovane è costretto dall'amante altezzosa a cambiare testa. La scissione però tra corpo e mente, simboleggiata da una cravatta viola che in realtà dovrebbe sancirne l'unione, crea naturalmente disagi, anche perché la testa vacante si è innamorata della ragazza del negozio, la quale la tiene sulla mensola del caminetto.
Uno stile asciutto e una colonna sonora circense a metà tra l'ironico e il romanticheggiante (di Edgar Bischoff) ci accompagnano in questo mondo fatto di cartone, colori saturi e uniformi, sagome picassiane e avvenimenti surreali.
La "cravatta" è vista da Jodo come il simbolo di un vincolo psicologico e materiale che lo lega a una femmina-arpia. (Bruno Di Marino)
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