Regia di Giulio Questi vedi scheda film
Terzo e ultimo lungometraggio 'in solitaria' (aveva già affrontato in precedenza alcune co-regie) per il cinema da parte di Questi: dopo un western (Se sei vivo spara) e un thriller borghese (La morte ha fatto l'uovo), questa volta il regista lombardo si rivolge all'horror per raccontare una parabola di disperazione, superstizione e violenza contemporanei. Ambientato nei sobborghi metropolitani (più precisamente di una gelida e grigiastra Milano), Arcana mette in scena il disagio sociale come ancora raramente si era visto nel cinema italiano; nonostante la vasta gamma di trucchetti a effetto (dal più 'semplice' scorrere di sangue a rane che escono dalla bocca), più che ispirarsi alle atmosfere del primo Dario Argento o essere correlabile, per le tematiche, al subito successivo L'esorcista (William Friedkin, 1973), il film pare invece una specie di anticipazione del Nasca di Malia, vergine e di nome Maria (1977), nel quale il punto sulla questione del proletariato suburbano verrà però sviluppato con maggiore chiarezza e in maniera meno ambiziosa. Perchè Arcana è senza ombra di dubbio un lavoro ambizioso: troppo per i risultati ottenuti, ma mai disprezzabile o completamente fuori fase; la sceneggiatura del regista e dell'amico Franco Arcalli (che si occupa anche del montaggio) è forse un po' dispersiva, ma gode di ottime trovate qua e là (i rituali esoterici sono descritti con il debito sguardo affascinato) e soprattutto di due interpretazioni di alto livello: prima ancora della brava Lucia Bosè, va nominato il morboso e luciferino Maurizio Degli Esposti; in un ruolo laterale c'è anche Tina Aumont. Spettrale, alienata la colonna sonora di Berto Pisano e Romolo Grano. 4,5/10.
Nella periferia milanese una donna, che sostiene di avere poteri paranormali, riceve a casa persone in difficoltà e compie per loro misteriosi rituali. Ignora che è invece il figlio a possedere straordinarie forze, ma il ragazzo è anche dotato di cattive intenzioni.
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