Regia di Jörg Buttgereit vedi scheda film
Opera prima - più celebre, dissacrante, controversa e scandalosa - di Jörg Buttgereit, dibattuto e pionieristico autore tedesco di cinema estremo.
Berlino (Germania). Robert (Daktari Lorenz) lavora per conto di una ditta di pulizie specializzata nella rimozione dei cadaveri. La sua mansione consiste nel ripristinare le scene del crimine e i luoghi in cui si sono verificati decessi violenti, causati da incidenti stradali oppure omicidi. Essendo per gran parte della giornata a contatto con cadaveri ha sviluppato un'innaturale ossessione necrofila, che lo induce a compiere atti immorali e ripugnanti, sino al punto di arrivare a coinvolgere la fidanzata Betty (Beatrice Manowski), convincendola a prendere parte a macabri amplessi sessuali con un corpo privo di vita. Ben presto, la relazione tra Betty e Robert diventa sempre più tesa e conflittuale.
"I morti sono più sinceri dei vivi. Non ti giudicano."
Nekromantik: Beatrice Manowski
Prima di dirigere Nekromantik, Jörg Buttgereit (classe 1963) realizza alcuni cortometraggi tipo Blutige Exzesse im Führerbunker (1982), Horror Heaven (1984) e Hot Love (1985). Nel 1987, assieme alla compagna dell'epoca (Beatrice Manowski, protagonista del film), è all'opera su Nekromantik, una pellicola a basso budget co-finanziata assieme a Manfred Jelinski (produttore che in seguito lavorerà come direttore della fotografia nei film di Buttgereit Der Todesking, Nekromantik 2 e Schramm), da lui stesso scritto e girato a Berlino. Il film inizia mostrando due operatori della ditta di "pulizie" impegnati a raccogliere un cadavere dilaniato da un incidente stradale, introducendo sin dai primi minuti il tema centrale dell'opera. Buttgereit sfrutta il contesto urbano e grigio della metropoli per creare un'atmosfera cinica e inquietante, almeno quando realistica, che contribuisce in maniera sostanziale a rendere cupo e disturbante il clima allucinato di questa lirica - pur macabra e romantica al medesimo tempo -, sconvolgente, interazione "fisica" tra vivi e morti. Le performance degli attori, per quanto attinenti la sfera underground, si adattano perfettamente all'argomento provocatorio, tanto da rendere quasi impercettibile la sottile linea di demarcazione che separa la realtà dalla finzione. Per la sua opera prima l'allora giovane cineasta sceglie di travalicare i limiti della rappresentazione cinematografica sulla morte, sulla sessualità e sulle perversioni umane, dando origine a sequenze di necrofilia impressionanti, destinate a suscitare antitetiche reazioni tra gli spettatori. Di fondamentale apporto la fotografia di Uwe Bohrer, che ha contribuito nel rendere unico l'aspetto visivo e inquietante delle scenografie includendo una combinazione di immagini in bianco e nero e colori vibranti, capaci di sottolineare l'atmosfera straniante e sinistra del racconto. Sviluppando lo stile e le tematiche affrontate parzialmente in alcuni dei suoi precedenti cortometraggi, con Nekromantik Buttgereit ottiene notorietà internazionale per via del contenuto estremo, deprecabile, spiazzante e per come lo rappresenta. Una notorietà forse dovuta anche alla sfida del regista verso norme sociali e morali che di fatto ha reso il film oggetto di censura e rifiuto in molte nazioni (è stato vietato in vari paesi, proprio a causa del suo contenuto estremo, in particolare per le scene di necrofilia). La carriera di Buttgereit è contraddistinta da una costante rappresentazione dell'eccesso, messo in scena con chiare finalità provocatorie spesso sfidando le convenzioni cinematografiche e le aspettative del pubblico. Questo dissacrante orientamento artistico prosegue con la realizzazione di altre tre memorabili pellicole: Der Todesking (1990), Nekromantik 2 (1991) e Schramm (1993). In seguito Buttgereit si dedica prevalentemente alla realizzazione di videoclip e programmi televisivi, nonché a rappresentazioni teatrali e radiodrammi.
Nekromantik: scena
Curiosità (letteralmente dall'imdb)
Jörg Buttgereit ha dichiarato in un'intervista che non aveva intenzione di diventare regista: avrebbe girato Nekromantik solo per protesta, per ribellione contro il sistema di classificazione dei film tedesco.
Mentre Robert, al cinema, assiste alla proiezione di un film slasher, gli effetti sonori delle urla verso la fine della scena sono presi direttamente dalla famigerata scena con Olga Karlatos ("scheggia negli occhi") presente in Zombi 2 (1979) di Lucio Fulci.
Nella camera da letto dei due protagonisti compare una foto di Charles Manson.
Nekromantik: Beatrice Manowski e Daktari Lorenz
Citazioni
"Quando ero giovane, pensavo che il sesso fosse la cosa migliore al mondo. Ma ora, so che il sesso con i cadaveri è migliore."
"La morte è la più grande, l'ultima e la più pura delle perversioni."
"Siamo tutti pazzi. Non dovremmo fare l'amore con i morti. Non è naturale..."
Nekromantik: Beatrice Manowski
Critica
Le recensioni di Nekromantik riflettono la polarizzazione delle reazioni nei confronti del film: alcuni critici lo hanno considerato un esperimento audace e provocatorio, altri lo hanno condannato come ripugnante e immorale. La natura estrema e controversa delle riprese ha contribuito a definirlo come un lavoro cinematografico di culto nell'ambito del cinema underground.
"Riguardo a Nekromantik, è difficile trovare parole per esprimere quanto sia repellente. Non è un film da vedere o discutere in modo leggero."
(Roger Ebert)
"Un'opera orribilmente cupa e disturbante che sfida il buon gusto, la moralità e le norme sociali."
(Variety)
"Jörg Buttgereit ha creato un film che è sia provocatorio che angosciante, sicuramente non per tutti."
(Fangoria)
"Nekromantik è una sfida all'etica e al buon gusto, un viaggio nell'abisso dell'oscurità umana."
(Jonathan Rosenbaum)
"(...) I putridi afrori e i ributtanti liquami sprigionati dalla carcassa in decomposizione di Nekromantik sono così palpabili da indurre la nausea, e disturbano ben più delle prevedibili incursioni nel gore. Roba da far inorgoglire John Waters («Il primo film erotico per necrofili» fu difatti la sua paterna benedizione): altro che Odorama! Come molte opere angolari, Nekromantik patisce i segni del tempo; da un lato le ristrettezze autarchiche donano al film una forma grezza e irrisolta che causa spaesamento e vertigine (acuiti dagli svolazzi arty delle scene oniriche e dalla colonna sonora romanticheggiante), dall'altro lo azzoppano nei momenti decisivi: è impossibile non sghignazzare di fronte alla scena finale in cui il protagonista (Daktari Lorenz) si suicida sbudellandosi con un coltello da cucina mentre si masturba, col membro palesemente posticcio che erutta sperma e sangue in misura tale da fare impallidire il leggendario pornodivo Peter North. Nekromantik fa sensazione, sconvolge, entusiasma una generazione ferma a Zombi 2 e L'aldilà: il Verbo fa il giro degli appassionati, il nuovo Messia dell'horror (etichetta inadeguata e fuorviante, in fin dei conti, per un film definito dallo stesso regista leichenfick, 'fotticadaveri') è nato. Risultato: Buttgereit inizia a prendersi sul serio. E sforna Der Todesking (1990), ambizioso trattato a episodi sulla solitudine dei cadaveri e sul tema del suicidio inframmezzato da parentesi greenawayane (un corpo in decomposizione accelerata stile Lo zoo di Venere) a dir poco imbarazzanti. Certo, il segmento finale (forse ispirato a un corto di Richard Klemann, A Suicide, apparso nella compilation The Cinema of Transgression vol. 1), in cui un giovane si ammazza sbattendo ripetutamente la testa contro i muri della propria stanza, è agghiacciante nella sua scabra potenza. Ma il resto soffre di didascalismo (la sequenza sul ponte dei suicidi), inconsulte velleità stilistiche e ammiccamenti cinefili (gli erossvastika italiani) degni di un qualsiasi corto amatoriale fatto in casa. Nekromantik 2 (1991) prosegue sulla medesima falsariga, ed è un peccato: un'ora e quaranta in cui c'è posto per un frammento hard-core, immagini mondo (cuccioli di foca bastonati a morte), persino un omaggio inutilmente prolisso a La mia cena con André (1981) di Louis Malle, con il risultato che la profusione di materiali diviene ben presto ingovernabile. Per quanto a dir poco estenuante, Nekromantik 2 vanta però un finale clamoroso che doppia in gore e nichilismo quello del predecessore e che causò a Buttgereit parecchi guai con l'autorità giudiziaria tedesca (la pellicola è a tutt'oggi bandita in Germania, e il semplice possesso di una copia del film è illegale): l'aspirante necrofila di turno (Monika M.) risolve i propri problemi sessuali decapitando il povero fidanzato durante il coito (avendo però cura di legarne alla base il pene in modo da mantenere l'erezione) e sostituendo la testa con quella del cadavere che ha trafugato da un cimitero a inizio film."
(Roberto Curti e Tommaso La Selva) [1]
NOTA
[1] "Sex and Violence - Percorsi nel cinema estremo" (Lindau), pag. 496 - 497.
[La necrofilia] "La passione di distruggere la vita, e l'attrazione per tutto quanto è morto, in disfacimento o puramente meccanico."
(Erich Fromm)
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