Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Film del 1963 e non del 1965. Film fresco, scorrevole, leggero, dove tutto si sussegue con ritmo e gli avvenimenti si legano concatenandosi in una corsa "salvifica" verso un finale che ci aspettiamo fin dalle prime scene. Ma non è un giallo, per cui anche se si capisce come finirà non si può affatto supporre quale sarà la strada che il Buon Pastore del Cielo indicherà alla Beata Domitilla per le sue suorine. La recitazione è buona ed allegra come tutto il film . Se Salce voleva fare dell' ironia sulla Chiesa o sulla Religione Cattolica questo decisamente non c'è e non appare. Il film è sempre gradevole, delicato, "di buone maniere", con un' ironia leggera e divertente come i migliori film anteguerra. Anche l'ingenuità delle suore (non monache) non è fuori contesto, sopra le righe, ma credibile in quei primi anni '60. E la loro ingenuità le guida attraverso i disastri che combinano, tuttavia poichè è pura, "benedetta" ed a fin di bene le porta ai risultati sperati. La vena surreale grottesca c'è, ma è delicata, sottile, ben misurata e non dà mai noia. E' fatta con gusto e quindi suscita divertimento e fa sorridere. Ci sono atteggiamenti eccessivi di buonismo irreale o surreale? Forse, ma questo non stona ne disturba. Ci sono buoni sentimenti alla De Amicis da canzonare candidamente? Bisognerebbe chiederlo a Salce se questa era la sua intenzione..tutto procede spedito e la chiave di lettura è sempre duplice come sempre con Salce.
Ma questo non trasforma la mano leggera di Salce ed il divertimento del film in quell'acrimonia, in quel pregiudizio ideologico preconfezionato e scontato alla Marco Ferreri . In provocazione gratuita quanto stupida secondo copioni già visti e già scritti. No questo "filmettino" simpatico tipico dei primi '60 non perde il suo candore qualche volta irriverente come può esserlo un bambino cresciuto ed ancora con le dita nel naso. Non è sicuramente una grande opera d'arte ne pretende d'esserlo, ma si potrebbe pagare oggi ad avere registi e film di questo livello. Salce giganteggia rispetto a tanto cinema contemporaneo, ma anche rispetto a molti suoi contemporanei e queste opere più vecchie sono forse migliori perchè meno ciniche e più gaie e spensierate. La vecchia Lancia Augusta del 1935 è la protagonista "meccanica" che parte piano e poi arriva in corsa perdendo anche pezzi, ma vincente sul fil di lana del secondo . Tutto il film ricorda un po' per certi versi il copione di Blue Brothers con John Belushi. Anche li in modo surreale si corre per una "missione divina". E si corre sempre in auto, ma non certamente in una Roma deserta all'alba.
Due suore, una Madre Superiora sempre spaventata dal mondo moderno che non riesce proprio a capire (come cercando di scendere una scala mobile alla rovescia) ed una suorina giovane e "furba" vanno armate solo di "ispirazione divina e santi esempi" alla conquista dell'Alitalia e dei suoi gretti e burocratici dirigenti.
E coll'ingenuità finale di un film muto, o per bambini, riescono ad ottenere quanto cercavano (salvare l'affresco trecentesco della Santa Fondatrice dai distruttivi "bang supersonici" dei voli aerei a poca quota rispetto alle loro teste). Ovviamente da buone suorine nel fare questo fanno anche molte opere di bene collaterali più o meno cercate. Fanno trovare una famiglia all'orfanello che le segue e fanno sposare due eterni fidanzati che non hanno più il coraggio di fare una famiglia e di donarsi al di là della carriera che pare loro essere la cosa più importante (cosa quanto mai attuale e preveggente dei tempi a venire).
carina, tipica del periodo e quindi facente parte della caretterizzazione del film e del suo periodo storico.
nulla
Grande Luciano, maestro mai abbastanza osservato, approfondito e riconosciuto nel suo valore ne allora, ne oggi.
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