Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
Già un anno prima de Le sorelle del Gion, Mizoguchi affronta, in modo aperto e provocatorio, il tema della prostituzione. Oyuki è una geisha, che egli assimila alla Vergine Maria. Il film si apre su un’icona della Madonna, e si chiude sulle note dell’Ave Maria di Gounod.
La fonte ispiratrice è il racconto Boule de suif (Palla di Sego), scritto nel 1880 da Guy de Maupassant, che il regista trasferisce dalla città francese di Rouen, invasa dai Prussiani, all’isola giapponese di Hitoyoshi, assediata dalle truppe governative, intervenute per sedare una rivolta. Dalla stessa novella John Ford trarrà, di lì a pochi anni, lo spunto per Ombre Rosse; ed, incredibilmente, nel film di Mizoguchi la sequenza del percorso in carrozza/diligenza, insieme a molte altre scene dal carattere spiccatamente western, sembrano un omaggio anticipato e preveggente al capolavoro del regista americano. La vettura a cavalli, che ospita un eterogeneo gruppo di fuggitivi, distinti per condizione e provenienza, è l’elemento centrale e simbolico nell’opera letteraria, come nelle due opere cinematografiche: è il luogo chiuso in cui, in un viaggio travagliato e disperato, si trovano costrette a convivere, loro malgrado, le diverse anime della società: poveri e ricchi, gente perbene e poco di buono. Il generoso eroismo di Oyuki – il cui spirito di sacrificio è esplicitamente paragonato a quello di Gesù – la distinguerà dalla vigliaccheria dei bempensanti, sfidando i loro pregiudizi, ed offrirà all’autore l’occasione per dipingere, con coraggioso realismo, la miserevole condizione femminile in un contesto patriarcale e maschilista. La rivendicazione della dignità della donna, indipendentemente dalla sua professione, è il principale tema “politico” della filmografia di Mizoguchi, ed in quest’opera si avvale di un linguaggio conciso, imperniato su accostamenti dissacranti: ai già citati riferimenti cristiani si aggiungono le sferzate rivolte contro la tradizione feudale nipponica, come quello che balena, come un fulmine, alla fine di questo breve scambio di battute tra l’ufficiale Asakura e Oyuki:
A: Hai un formidabile senso dell’onore.
O: Non perderò mai il mio orgoglio. Mai.
A: Come un samurai…
Sotto il profilo estetico, Oyuki la Vergine, un film sonoro con pochi dialoghi, persegue un pittorico predominio delle immagini, per lo più crepuscolari,e distribuite su due livelli di profondità. A dispetto del suo scottante contenuto, la storia si sviluppa con la tragica delicatezza di un fiore sfogliato petalo a petalo, trascinandosi nella muta lentezza dell’idillio.
Su Cinerepublic la recensione corredata di immagini:
http://cinerepublic.film.tv.it/oyuki-the-virgin-1935-di-kenji-mizoguchi/2444/
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