Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film
New York, giorni nostri. In un fatiscente appartamento di Harlem, un uomo di colore ospita un coetaneo bianco dopo averlo accidentalmente salvato mentre questi tentava il suicidio gettandosi sotto un treno chiamato Sunset Limited. Pochi elementi a comporre una scenografia scarna, disadorna: una cucina, un divano, una poltrona, un tavolo ed al suo centro, una Bibbia. La terza regia di Tommy Lee Jones arriva per un Tv movie targato Hbo ma già dopo i primissimi minuti di visione, ci si rende immediatamente conto che non si sta assistendo ad una qualsiasi fiction. No. I due uomini, di cui non è dato sapere il nome ma che vengono identificati come il bianco ed il nero, iniziano un confronto verbale atto, almeno in prima battuta, a comprendere il perché del disperato gesto commesso da quello che subito si rivela essere un professore fermamente ateo. Il nero lo interroga, lo pungola, cerca con tutte le sue forze di convertirlo alla fede che gli ha cambiato la vita mentre era chiuso in carcere per omicidio. Il bianco abbozza, schiva sapientemente qualche provocazione e dimostra un vago interesse per il credo del suo interlocutore ma l'unica cosa che desidera realmente è uscire dalla casa per tornare al suo progetto di morte. Badate bene, il vero cinema risiede altrove; "The Sunset limited" non è altro che l'adattamento di un testo teatrale ed in quanto tale è dotato di una messa in scena statica, minimalista, concentrata esclusivamente sulla lunga conversazione portata avanti dai suoi unici due personaggi. Allora cosa c'è di tanto speciale in questa produzione? Ovvio, il fatto che a scriverla sia stato uno dei più grandi autori contemporanei in circolazione: Cormac McCarthy. L'autore di romanzi come "La Strada", "Meridiano di sangue" o "Non è un paese per vecchi" ci catapulta, per mezzo della sua tagliente sceneggiatura, nel mezzo dell'accesissimo e mai banale confronto fra cultura e religione, fra fede ed intelletto, fra la vita e la morte. Non si tratta di una sfida, il bianco ed il nero non sono altro che due facce della stessa moneta, testa e croce dell'umanità. "Sei tosto professore!" esclama più di una volta il credente di colore; i suoi continui tentativi di persuasione appaiono efficaci: "Hai letto più di 4000 libri e non ha mai letto il migliore di tutti?", riferendosi ovviamente alla Bibbia. Il nero lo sprona, lo psicanalizza, gli racconta parabole attraverso mere storie di galera, gli prepara da mangiare, tenta addirittura di coinvolgere lo scettico ospite in una preghiera ma questi non cede di un millimetro. Il bianco è colto, cinico, totalmente disilluso, rassegnato all' imminente fine del mondo, disgustato dalla società che lo circonda, angustiato dal proprio sapere e dal fatto di non potere credere in nulla che non sia il nulla stesso. Non crede in Dio, non crede nella felicità in quanto inconciliabile alla condizione umana, freme per arrivare alla fine e l'unica cosa che anela è abbracciare il Sunset Limited in corsa. "Mostrami una sola religione che non prepari alla vita dopo la morte. Mostramene una che prepari al nulla. Ecco quella sì che farebbe per me". Il nero vacilla, la dialettica del professore sa come e dove colpire e lo sfogo finale lo mette in ginocchio: "Il solo pensiero di ricominciare tutto di nuovo e senza il conforto di una morte certa è per me insopportabile. L'idea d'incontrare di nuovo mia madre: l'incubo finale". 90 minuti intensi, all' insegna del potere della parola e pervasi da un pessimismo esistenziale che oramai è diventato il marchio di fabbrica dell'autore. Una regia asciutta ed intelligente che si limita a staccare dai continui primi piani intervallando inquadrature di oggetti, mani o di un paio di finestre senza vista. Musiche quasi del tutto assenti, le poche sopravvissute vanno a sottolineare le fasi salienti del confronto fra i due protagonisti così come gli effetti sonori fuori campo. Due monumentali prove d'attore: Samuel L. Jackson, ipercinetico e trascinatore, Tommy Lee Jones sornione in costante procinto d'esplodere. Entrambi danno vita a personaggi complessi che raramente compaiono sul piccolo schermo e riescono a renderne anche le più piccole sfaccettature tramite impercettibili sguardi e movimenti che spesso al cinema non abbiamo modo di vedere. Parlando di televisione, in definitiva, siamo dalle parti del capolavoro. Va detto che alla fine non esistono vincitori o vinti; sia il bianco che il nero, nonostante qualche titubanza, rimangono arroccati nelle loro convinzioni. "Va bene, va tutto bene." Continua a ripetersi l'uomo di colore. Ma va tutto fuorché bene. Un altro giorno sta sorgendo.
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