Regia di Greg Mottola vedi scheda film
La prenderò un pò alla lontana. Recensendo l'ottimo thriller spagnolo "Con gli occhi dell'assassino", mi soffermai a riflettere su quale ruolo giòchino le percezioni soggettive nella valutazione complessiva di un'opera. Può dunque capitare che un film senza troppe ambizioni e di modesta dimensione produttiva possa toccare in noi certe corde così profonde da farcelo apprezzare visceralmente e magari diventare perfino un cult per noi che lo abbiano amato con particolare intensità a prescindere dal successo di pubblico e di critica effettivamente riscontrati. Nel passato recente era capitato -appunto- con la pellicola spagnola appena citata. Ed è capitato di nuovo con questo film -peraltro di mero intrattenimento- che in teoria altro non è che una (tutto sommato ordinaria) commedia di produzione americana. Alla critica è piaciuto (senza eccedere in lodi) e al box office italiano si sta comportando bene, tuttavia non si tratta di un film che paia avanzare eccessive pretese se non quella di divertire ed intrattenere piacevolmente gli spettatori. Eppure (e qui torniamo alla riflessione iniziale) a volte perfino una semplice commedia può toccare il tuo cuore ed arrivare a rappresentare per te qualcosa di speciale. Personalmente, ho valutato positivamente questo film sul piano più superficiale di pellicola comica un pò stralunata e demenziale. Ma io ho intravisto anche la dimensione di un film magnifico nel suo esplorare con delicatezza i sentimenti degli esseri umani, peraltro in un contesto ricco di riferimenti cinefili, e con l'ausilio di una sceneggiatura intelligente e attenta ad evitare (pur sfiorandoli di continuo) i luoghi comuni attinenti alla science fiction e al cinema "on the road". Ho apprezzato la capacità di mantenere un armonico equilibrio tra tante anime diverse. Questo film è infatti dotato di un'anima romantica, un'anima avventurosa, un'anima volgare...tutte calibrate in modo eccellente. Siamo di fronte alla "Commedia Comica Perfetta", dove il linguaggio a tratti volgarotto si fonde con una delicata rappresentazione dei sentimenti. Difficile attribuire equamente riconoscimenti e meriti di tale brillantissimo risultato. Io accomunerei, nel mio giudizio entusiasta, in parti uguali, il regista e i due sceneggiatori. Di Greg Mottola non posso che dire tutto il bene possibile. Avevo già apprezzato il suo "SuXbad", operina leggera ma godibilissima che giocava con gli stereotipi della commedia nerd con esiti strepitosi. Ma soprattutto, di Mottola, avevo amato alla follia il suo fantastico "Adventureland", un gioiellino assoluto che nessun cinefilo può permettersi di perdere. Quanto poi alla coppia Simon Pegg-Nick Frost, va rimarcato che si tratta di uno dei sodalizi creativi più esaltanti del cinema contemporaneo nel campo dell'umorismo e della commedia. Il loro estro creativo nello scrivere storie e costruire personaggi si avvale di una sensibilità e di una fantasia non comuni. Direi che ciò che li accomuna a Mottola è un'attitudine a raccontare storie con un criterio improntato a vivacità e vitalità che però non prescindano mai dal buon gusto. E qui ci sarebbe da aprire una parentesi polemica che cercherò di sintetizzare al massimo. Detesto (ecco il punto) questa corrente che sembra andare per la maggiore nelle commedie americane, cioè questo doppio binario dove il racconto procede per accumulo di gag spesso gratuitamente volgarissime, salvo poi declinare in un finale romantico ai limiti del mieloso che pare volere (bacchettonamente) riscattare le volgarità precedentemente snocciolate. Ecco, io ritengo che il cinema di Mottola (e le storie di Pegg & Frost) rappresenti un salvifico antidoto alla suddetta fiera dell'ipocrisia, in quanto basato su una comicità che (pur avvalendosi di qualche momento "pepato") poggia fondamentalmente su una visione quasi infantile dell'uomo e della vita in generale, dove a prevalere sono l'innocenza e la purezza dei sentimenti primari, Amicizia e Amore, ovviamente, ma anche generosità e lealtà. Ma torniamo ai nostri Simon & Nick, dei quali ho finora parlato in termini di sceneggiatori; doveroso adesso allargare il discorso alla loro impagabile performance di attori protagonisti. Purtroppo devo ammettere che mi sono perso il loro leggendario debutto in "Shaun of the dead" (che peraltro sto ancora cercando in DVD), ma in compenso posso affermare con sicurezza che la loro prova in "Hot Fuzz" mi porta a considerare quest'ultimo titolo come il film in assoluto più divertente che io abbia visto in vita mia (ricordo che durante quella visione ho quasi rischiato di morire soffocato dalle risate). Si tratta decisamente di due autori coi fiocchi e di due comici di razza. Per quanto attiene poi allo specifico di questo film, va loro riconosciuto un merito in più. Quello di aver scritto ed interpretato due splendide figure di nerd. Due nerd un pò bambini, sì, ma che non hanno quel sapore fasullo di certi personaggi alla Seth Rogen (per intenderci). No, loro sono due nerd "candidi" e non le consuete caricature di coglioni repressi sessuali e infoiati. La vicenda ci presenta due nerd inglesi appassionati di Sci-Fi e fumetti, i quali pianificano una vacanza americana che prevede un percorso preciso attraverso i luoghi di culto della loro passione per la fantascienza. Partendo dal "Comic-On" (la più famosa kermesse di comics e fantasy che si tiene annualmente a San Diego), i due dovrebbero poi raggiungere la celebre "Area 51" per successivamente dirigersi verso il New Mexico. Ma sulla loro strada incontrano Paul, un alieno con le sembianze di ET ma molto più scafato e irriverente, che condizionerà i due nerd, insegnando loro anche a migliorarsi, interpretando i loro sentimenti ed esaltandone le virtù di lealtà, generosità e tolleranza. Detta così, mi rendo conto che sembra una solfa buonista, ma posso garantire che il film è improntato ad una comicità geniale che sa coniugare intelligenza, acume e buon gusto. Il cast è davvero azzeccato. Sorvoliamo sui due protagonisti, dei quali ho già detto praticamente tutto, e vediamo gli altri. Jason Bateman professionale come sempre. Cammeo simpatico e ficcante per Sigourney Weaver. Sia lode al sempre magico John Carroll Lynch, la cui "maschera" mi insegue (piacevolmente!) da quando mi fece venire i brividi nel piccolo ma tremendo ruolo del sospettato numero uno nel memorabile "Zodiac". E infine la sorpresa più bella di tutto il film, una incredibile Krysten Wiig, in un ruolo talmente godibile da farmi perdere la testa. Dunque immaginatevi questa Ruth, ragazza di campagna, plagiata da un padre fanatico religioso, frustrata e repressa, schiava di pregiudizi oscurantisti; ebbene costei, per una sorte di legge del contrappasso, diventerà sboccata e perennemente eccitata (e seguire le fasi di questa sua "mutazione" è qualcosa di talmente irresistibile che vale da sè il prezzo del biglietto). E questo personaggio non è che l'ennesima dimostrazione della verve incontenibile di Pegg & Frost in sede di sceneggiatura. E siccome sono in vena di lodi sperticate ai due autori/attori inglesi, voglio aggiungere un ulteriore elogio al loro operato. Mi riferisco alla sagacia e all'acume con cui vengono colti, nell'ambito di questa avventura "on the road", precisi aspetti di un'America del Midwest, profonda e rude, spesso conservatrice, descritta con un'arguzia e un'ironia che rasentano il sublime. Vediamo così scorrere sullo schermo rudi sceriffi, bariste chiacchierone, inservienti d'albergo ignoranti, camionisti attaccabrighe, autori spocchiosi di fumetti...in una galleria di volti che molti sceneggiatori americani cialtroni dovrebbero studiare e imparare a memoria. E concludo con una battuta, che però esprime un mio reale desiderio. Non so che darei per possedere quella maglietta che Ruth indossa in una memorabile sequenza, e che rappresenta Gesù Cristo che spara in testa a Charles Darwin per punire le sue teorie evoluzioniste.
Voto: 10
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