Regia di Massimo D'Orzi vedi scheda film
Il dentro e il fuori, la luce e l’ombra, l’interno e l’esterno della Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università La Sapienza di Roma. È il 2008, autunno caldo, quello in cui studenti e precari danno vita al Movimento dell’Onda. Contestazione, fuori, non in antitesi, al contrario, con quanto avviene dentro. Un gruppo di ragazzi ascolta con occhi lucidi due insegnanti, uno scrittore e una pittrice, partecipa a un corso innovativo in un’aula dalle pareti trasparenti. Gli studenti sono invitati a inventare una storia, immagini e parole. Racconto collettivo della sparizione di una donna, della ricerca intrapresa per ritrovarla. È un occhio elettronico quello di Massimo D’orzi, si limita a registrare, si avvicina a pensieri e volti con pudore. Alla faccia di chi affibbia etichette negative a queste nuove generazioni, a chi si permette di dire che la cultura non è necessaria. Si parla di istruzione pubblica, di tagli, di quelle gigantesche ombre che stanno ricoprendo di buio bellezza e fantasia. Né inchiesta né denuncia, Ombre di luce è una poesia minuta. Un invito a far crescere fiori nel cemento, coltivare unicità e urgenze, aprirsi a scenari che oggi appaiono improbabili. A reagire, ritrovando una voce, uno sguardo, la mano che disegna il volto sconosciuto di una donna scomparsa.
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