Regia di Francesco Falaschi vedi scheda film
Un altro ritratto generazionale è possibile. Teo ha appena passato la notte prima degli esami, ma per sua sfortuna non c’è nessun last minute Marocco ad attenderlo: solo l’amarezza del precariato e la soffocante aria salmastra del suo paesino. L’estate che si dipana sotto i suoi e i nostri occhi ha il sapore agrodolce dei sogni adolescenziali che s’infrangono contro i compromessi dell’età adulta: iscriversi a una scuola di scrittura creativa, pubblicare quel romanzo nel cassetto, aprire un cinema galleggiante nelle acque del Tirreno. Di mezzo ci si mette di tutto: un babbo irascibile e malato (Paolo Sassanelli, sempre bravo), una mamma hippie fuori tempo massimo, un amico bastardo e la terrificante “flessibilità” del mondo del lavoro. Falaschi si fa perdonare il suo precedente giovanilismo esotico con questa opera piccola e “toscanaccia”, realizzata con un budget risicato e la Scuola di Cinema di Grosseto (da cui proviene l’acerbo ma bravo protagonista); un po’ irresoluto e altalenante (proprio come Teo), ma con alcune cose che vorremmo vedere di più. Come un protagonista che legge Bukowski e Bianciardi, un gruppo di maturandi che non pensano solo a sballarsi, un finale non così lieto che guarda a Virzì. E un uso intelligente di giovani talenti felicemente fuori dalla cultura di massa: il cantautore Dente in colonna sonora e lo scrittore Filippo Bologna allo script.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta