Una ricca ereditiera americana prende il treno per l'Inghilterra. Qui fa amicizia con una bambinaia inglese, che le suggerisce un sonnellino rigeneratore, dopo il quale, però, scompare. Al risveglio nessuno sul treno ricorda la nurse e tenta di spacciare l'ereditiera per un'alcolista isterica. Ma - come sa chi non è a digiuno di storia - c'è del marcio...in Baviera.
Thriller d'atmosfera, trapuntato da una vena di humor inglese curato e spassevole, ambientato sull'elemento simbolo del cinema: il treno (il primo film proiettato fu un treno frontale che lanciato a tutta velocità fece letteralmente scappare dalla sala gli scioccati spettatori parigini! Era il 9 gennaio del 1896, bellezze).
Sorretto da un cast ben assortito, su cui spiccano una bella e buffa Cybill Shepherd (indimenticabile l'imitazione di Hitler molto pre Taika Waititi), un giovanissimo Elliott Gould e una già ultracinquantenne e gagliardissima Angela Lansbury, cinque anni prima di approdare a Cabot Cove, dove dei 3560 abitanti di partenza, resteranno solo lei, il dottore e lo sceriffo (ma noi del Belpaese siamo abituati alle carneficine eugubine e spoletine di don Matthew).
La sceneggiatura a tre mani di Axelrod, Gilliat e Launder funziona,
è brillante e sfiora -a tratti - il punk (celebre la battuta: Pacifista? Spiacente non funziona. Ci provarono i primi cristiani e finirono in pasto ai leoni); forse il finale è un po' tirato via, rispetto a tutto l'impianto ma il
divertimento è assicurato.
Commovente, poi, l'elegante prestazione del nostro doppiaggio.
Produce la Hammer (quella dei vampiri e co.) che però c'è finita in bancarotta.
Il film non ebbe successo e fu affidato - ingiustamente - alla damnatio memoriae da una critica che non gli perdonò di essere un tracotante remake hitchcockiano.
Da riscoprire.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta