Regia di Robert Redford vedi scheda film
Il tempo passa inesorabile, ma Robert Redford rimane sempre fedele alla sua indole affrontando con decisione una storia che nelle sue corde possiede tutto quanto occorra per appassionare e soprattutto far riflettere su parecchi temi universali molto sentiti (ls forza derivata dagli affetti, il valore della giustizia, il significato dell’etica, il peso del pregiudizio) che oggi come ieri generano conflittualità spesso ineludibili in grado di minare la credibilità della democrazia.
Mary Surratt (Robin Wright) è accusata di aver cospirato con gli assassini del Presidente Abramo Lincoln.
Toccherà al giovane, e decorato in guerra, Frederick Aiken (James McAvoy) difenderla nonostante la sua riluttanza a prendere l’incarico visti i suoi ideali e le sue origini.
Ma quando scopre che il processo è già stato scritto, farà di tutto per salvare la donna dalla pena di morte, anche perché nel frattempo anche a lui è sorto il dubbio a proposito delle sue colpe.
Film che vanta un percorso netto senza alcun orpello a supporto, grazie ad un’analisi sul concetto di giustizia, o forse sarebbe meglio dire giustizialismo, all’inumana ricerca di un colpevole da dare in pasto al popolo per mantenere un’illusorea pace (infatti i dissidenti non rinunciano al loro credo e ruolo), senza tralasciare i rapporti tra il singolo (e la sua famiglia ovviamente) e il potere.
Per quanto riguarda i caratteri in gioco, è un po’ scontata l’evoluzione della partecipazione di Aiken alla vicenda processuale, ma la sua origine, assieme ai suoi dubbi ed alle sue certezze (tutti meritano tutela ed un giusto processo), non fa altro che dare più linfa alla narrazione.
Per il resto la confezione è minimalista, e questo non è un male a prescindere, perché lascia spazio ai concetti, ma la fotografia invece non mi ha convinto più di tanto, pur dando vita ad un’illuminazione particolare e straniante.
Ottimi invece i titoli di coda che giungono dopo un finale senza deroghe o illusioni come ci si aspetta da un regista civilmente impegnato,e coerente, come Redford.
In definitiva direi che questa fatica del regista americano ha evidenti pregi nei fondamentali concetti che mette sotto la lente d’ingrandimento rendendo tutto il resto il più marginale possibile, con un cinema austero nella forma e caparbio nella sostanza.
Personalmente non mi ha appassionato fino in fondo, anche se in alcuni frangenti ci si sente molto vicini a quanto accade, ma rimane comunque un prodotto interessante e principalmente coerente.
Discreto.
VOTO : 6,5/10.
L'impegno non si discute, anche se questa sua regia non mi ha fatto impazzire, pur presentando oggettivi meriti.
Ci mette carattere, dando risalto alla sua predisposizione per interpretare personaggi sfaccettati e mutevoli nel corso del tempo.
Sa stare in scena e si vede.
Buono.
Perfetta nei suoi silenzi e nel suo dolore che non adombrano il suo coraggio di donna e madre.
Decisamente brava.
Affascinante, in una parte molto semplice che esegue senza esitazioni particolari.
Pienamente sufficiente.
Appare di tanto in tanto in una figura di contorno che non aggiunge niente o quasi al film.
Sufficiente.
Quando è chiamata in scena ci mette pathos ed una presenza di tutto rispetto.
Discreta.
Volto piuttosto caratteristico, prova assolutamente dignitosa.
Piccola parte senza acuti, ma nemmeno pecche evidenti.
Molto ordinato e preciso.
Soddisfacente.
Piccola parte, ma di un certo peso in quanto presente quando le decisioni vengono prese senza troppe esitazioni.
Sufficiente.
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