Regia di Rupert Wyatt vedi scheda film
Profondità nell'analisi etologica e attimi di alta tensione coabitano in una sceneggiatura di ferro.
La saga sul pianeta delle scimmie riparte da zero, con un reboot gestito dal regista di Prison Escape (Rupert Wyatt). Pur aggiustando frammenti narrativi già noti del quarto film della serie originale (1999: conquista della Terra), il suo maggior punto di prestanza è l'accattivante riproposizione di un cardine tematico del capostipite di Franklin J. Schaffner: l'utilizzazione della scienza da parte dell'uomo. Difatti James Franco, protagonista della vicenda, lavora per una ditta farmacologica che sta sperimentando una cura per il morbo di Alzheimer. È l'unico che crede a un'utilità diretta dei suoi studi, ma dopo la riprova della loro fondatezza il suo superiore (David Oyelowo) preme affinché si cominci la sperimentazione sugli umani, senza però che in proposito vi sia una sicurezza scientifica di base. Quest'ultimo è guidato, non a caso, dalla legge del profitto, e il suo nefasto volere innesca conseguenze inimmaginabili. Profondità nell'analisi etologica e attimi di alta tensione coabitano in una sceneggiatura di ferro (redatta da Rick Jaffa, Jamie Moss e Amanda Silver), anche rafforzata da una regia eccellente (tutta da gustare la sequenza dell'attacco al Golden Gate Bridge). Cast egregio, con John Lithgow padre sofferente, Tom Felton giovane bastardo e un Andy Serkis (interprete di Cesare, scimmia intelligente, in performance capture) di un'ammirevole ricercatezza recitativa.
Musica scritta da Patrick Doyle.
Film OTTIMO (8) — Bollino GIALLO
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