Regia di Rupert Wyatt vedi scheda film
L'eredità lasciata delle varie storie cinematografiche scaturite dal celebre romanzo di Pierre Boulle non era delle più felici, tanto per usare un eufemismo, scadendo al ribasso nel corso degli anni. Eppure ecco sbocciare a nuova linfa, inaspettata, l'occasione che sa trovare la giusta formula per restituire vigore a interesse nei confronti di questo "universo". Il motore della rivoluzione è in primo luogo da riconoscere negli straordinari progressi tecnologici della Weta, grazie ai quali diventa possibile conferire realismo alle spettacolari animazioni digitali, portando letteralmente in vita delle creature umanizzate credibili, traducendo le espressioni e le recitazioni dei rispettivi attori. Ma per fortuna non ci si è limitati soltanto a questo, risultato in sé comunque già meritevole d'eccellenza. A differenza di altri prodotti, che sono all'avanguardia negli effetti speciali trascurando però tutto il resto, qui si è cercato di dare senso e significato anche al contesto, al racconto e ai personaggi. Colpisce l'intensità degli sguardi del protagonista, è vero, ma senza un adeguato sviluppo del suo carattere, delle vicende cui partecipa e degli altri comprimari con cui interagisce, difficilmente si sarebbe potuta eguagliare l'affezione che invece sorge spontanea nei suoi confronti. Le tematiche saranno classiche, gli sviluppi bene o male intuibili, eppure il coinvolgimento non viene sminuito affatto e si seguono le scene con rinnovato piacere fino alla conclusione. Non stupisce allora che sia nata la possibilità di ben due seguiti, prima Apes Revolution - Il Pianeta delle Scimmie (2014) e poi un terzo titolo preannunciato per il 2017. Per me è stata una visione stimolante e ricca di spunti.
Will Rodman è uno scienziato che svolge ricerche sulla genetica per sviluppare un virus benigno in grado di ricostituire il tessuto cerebrale danneggiato. L'uomo intende individuare una cura per l'Alzheimer, malattia da cui è affetto il padre Charles. Quando le sperimentazioni sulle scimmie non sembrano sortire gli effetti desiderati e il programma viene interrotto, Will si trova a dover accudire un cucciolo di scimpanzé, chiamato Cesare. Il piccolo dimostra un'intelligenza e un comportamento cognitivo incredibili, tanto da indurre Will a proseguire i test in segreto. Ma i traguardi raggiunti saranno destinati a far precipitare lui e l'intera razza umana verso il disastro...
Vince una scommessa non facile nel riuscire a rilanciare una saga data pressoché per morta.
Dottor William "Will" Rodman. La sua prova è dignitosa e appropriata.
Cesare. Il cuore pulsante del film è suo. Straordinario, plauso ampiamente meritato.
Sopraffina è la musica di Patrick Doyle, come la sua rinomata carriera è lì a dimostrare. Stavolta l'intento specifico era l'essere capaci di avanzare la narrazione durante l'assenza dei dialoghi. L'obiettivo viene conseguito con successo e l'esito si apprezza con molto piacere.
Direi niente.
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