Regia di Rupert Wyatt vedi scheda film
Epoca imprecisata (ma si tenta il viaggio su Marte…), caratteri scolpiti col Black&Decker, avide case farmaceutiche, idealisti ricercatori sentimentali, custodi aguzzini ne La Casa dello scimpanzè, rudimentali epiloghi pseudo epici, ambientazioni approssimative, effetti rocamboleschi, location discutibili, scene di “massa” sgarrupate e primitive come le scimmie computerate che vi si agitano, dialoghi melensi; si salva a malapena Andy Serkis, che nel suo motion capture, in qualche frangente, conferisce a Cesare, l'evoluto della specie, sguardi veramente “de paura”.
Bypassabilissimo tutto il resto, nonostante la gran cagnara mediatica degli ultimi mesi...
Quest'alba non stuzzica, e per di più dissoda manifestamente il terreno per future e temerarie mattinate e pomeriggi su svariati pianeti; non rimarrà che attendere Il tramonto definitivo del pianeta delle scimmie finte, tappo finale, speriamo, a questa serie di prequel del mitico - quello si - pianeta sessantottino di scimmie fatte magari con ago e filo, ma tanto più simpatiche, invece che quest’epopea scimmiesca digitalizzata (oltretutto grossolanamente, forse da un primate della computer grafica... ).
Ed infine colgo l'assist per una battuta scontata ma che rende decisamente: inutile scimmiottare i classici, se questi sono i risultati...
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