Regia di Rupert Wyatt vedi scheda film
“L’alba del pianeta delle scimmie “ segna sicuramente un nuovo inizio della saga. Il risultato commerciale del film a livello mondiale, ha sicuramente fugato i possibili dubbi della produzione. Dunque i detrattori di queste operazioni (Prequel, Sequel ,Reboot e quant’altro) si rassegnino. Siamo noi (la maggior parte di noi, inteso come pubblico) che desideriamo, vogliamo vedere e rivedere sempre le stesse cose. E i produttori ci vanno a nozze perché corrono minor rischi, ovunque, sotto ogni latitudine ed in ogni epoca. Bisogna dire che la saga del “Pianeta delle Scimmie” si presta molto bene a questo tipo di operazione, perchè rivista oggi nel suo insieme (fermo restando che gli episodi interessanti erano al massimo due, gli ultimi erano quasi inguardabili ) è a dir poco datata. Certo che poi, se si decide d’investire in un nuovo film,(meglio, addirittura in una nuova trilogia) bisognerebbe cercare di farlo poggiare su di un soggetto solido e scritto come si deve: ma non è questo il caso, come al solito. Perché vedere allora “L’alba del pianeta delle scimmie” ? Sicuramente non per seguire la scialba storia del Dr. Will, interpretato tra l’altro da un soporifero e spaesato James Franco. Ma sicuramente per seguire la coinvolgente vicenda “umana” dello scimpanzé Cesare. Se il film trova un motivo d’interesse, è quasi esclusivamente merito suo, tanto che il titolo più azzeccato per questo "primo" nuovo episodio, sarebbe stato proprio, semplicemente, “Cesare”. Le incredibili potenzialità delle tecniche Weta, la stessa utilizzata per i Na’vi di Avatar, unita evidentemente, e bisogna sottolinearlo, all’interpretazione (“dietro le quinte”) dell’ormai esperto ed abilissimo Andy Serkis (già Gollum in “Il Signore degli Anelli“ e soprattutto “King Kong“, nell‘omonimo splendido rifacimento di Peter Jackson) hanno permesso il miracolo. Ancor più che ai tempi di “King Kong” (sono passati da allora 6 anni, un’eternità a livello tecnologico) mimica facciale, intensità dello sguardo, naturalezza delle movenze, sono incredibili. Diamo un premio a Serkis prima o poi! Il futuro leader di una nuova intelligentissima stirpe di scimmie, che giungerà a ribellarsi prima (la scena in cui Cesare arriva a gridare “Nooooo” lascia veramente il segno) e a dichiarare guerra poi agli umani, è senza dubbio un personaggio ben delineato nella sua evoluzione e capace di emozionare. Tutto il resto è ben poca cosa. Nonostante il soggetto, il giovane e (a me) sconosciuto regista Rupert Wyatt, riesce comunque a dare al film un buon ritmo, almeno nella seconda parte: e a tirar fuori due scene (oltre a quella citata) sicuramente ben fatte. La prima quando vediamo il piccolo scimpanzé lanciarsi tra le sequoie giganti dell’incantevole Muir Woods National Monument (la visita è caldamente consigliata se un giorno, così per caso, vi ritrovate nella vicina San Francisco) : tra un’evoluzione funambolica e l’altra lo rivediamo riapparire adulto, grazie ad un’ efficace ellissi temporale di chiara matrice “Tarzan/Cartoon Disney”. E la seconda quando le scimmie ribelli capitanate da Cesare attraversano i viali alberati di San Francisco e con il loro rapidissimo movimento, causano una suggestiva “nevicata” di foglie dalle alte fronde degli alberi. La scena finale invece avrebbe dovuto e potuto avere maggiore enfasi. Insomma, è troppo poco? Sicuramente Tim Burton aveva fatto ancora meno ai tempi del suo(?) “Planet of Apes”. E magari chissà, andrà meglio con il prossimo capitolo. Voto: 6,5
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