Regia di Stefano Pasetto vedi scheda film
Nell’epoca della commedia facilona, ecco entrare in punta di piedi Il richiamo, un tango – siamo in Argentina – che ribalta luoghi comuni e convenzioni, dimostrandoci che un cinema diverso si può fare. Come nel precedente Tartarughe sul dorso, Stefano Pasetto immerge personaggi e idee in atmosfere rarefatte, in territori fuori dal tempo dove, magicamente, per riconoscersi basta sfiorarsi. Accade a Lucia e Lea, due donne che non potrebbero essere più diverse, che diventano l’una la scintilla dell’altra, insieme un fuoco, un’onda, una carezza capace di trasportare ai confini della Terra, dove una balena ti può sussurrare piano che la vita va vissuta fino in fondo. Non si può semplicemente raccontare una storia come quella di Il richiamo, sorretta com’è da una carica emotiva che il film dipana in crescendo, per condensazione e per metafora. Si può solo guardare, accedendo scena dopo scena ai tasselli di un thriller (dell’anima) in cui alla fine tutto torna. Un foglietto stropicciato, un barcone malridotto, i piedi nudi di una donna sui pedali di un pianoforte. Indizi che Pasetto consegna nelle mani per nulla fragili di Sandra Ceccarelli e Francesca Inaudi, e che le due ci restituiscono riannodando con grande sensibilità i destini delle coprotagoniste. Un film riuscitissimo, che riesce a farci entrare, con garbo e coraggio, nella selvaggia immensità dei sentimenti umani.
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