Regia di Todd Phillips vedi scheda film
Todd Phillips è il moderno cantore del neodemenziale americano, laureatosi sul campo (melmoso) “maestro” masterizzatore di commedie al sapor di minestrina riscaldata e più volte rimasticata (ed in faccia al ruminante pubblico rigurgitata), celata però, scaltramente, da un’immiserente patina finto-trasgressiva, finto-politicamente scorretta, finto-irriverente che, a (incredibili) risultati al box office acquisiti, evidentemente funziona. Scorrendo la filmografia del suddetto presunto regista, non si possono non notare, oltre al primo episodio di Una notte da leoni, “perle” d’incommensurabile idiozia, quali Road Trip, Old School e Starsky & Hutch (uno dei peggiori rifacimenti di serie televisive). Pura immondizia.
Questo seguito ripete, con ostentata e compiaciuta noncuranza, il primo, che già ricalcava impudentemente modelli e schemi narrativo-farseschi rivenienti da decine di altre pellicole e, stando così le cose, c’è da aspettarsi un terzo episodio, un quarto e così via (ormai una classica tendenza, imprescindibile), finché si esauriranno situazioni e città e scemerà l’interesse (ma gli scemi non scemano mai!). Comunque, non è (solo) questo il punto.
Una notte da leoni 2 è colmo di circostanze e scene assurde, di accadimenti e personaggi esageratamente oltre il limite del credibile - anche se la verosimiglianza non è neppure lontanamente cercata - ma soprattutto tende sempre a catturare l’attenzione spingendosi, con irrefrenabile e ricercato eccesso, verso volgarità gratuite, ovunque imperversanti, e già ampiamente sfruttate altrove, ed esibendo enfaticamente rozzezze ed espedienti di infimo livello senza soluzione di continuità, spacciando il tutto come provocatorio, trasgressivo. Peccato che si fermi sempre prima, è un film per la massa, finanche per famigliole, divertente (negli intenti), che però non può (non deve) essere realmente disturbante o deviante, nemmeno per pochi secondi; copriamo quindi il fallo del trans, capirai che shock. E che geni(t)alità, mai vista prima. Quello che qui manca è proprio la fantasia, l’inventiva, di genuinamente e catarticamente comico c’è poco o niente; a meno che non ci si sganasci dalle risate per monaci birbantelli, per animaletti che hanno i peggiori vizi dell’uomo, per folte capigliature rasate a zero, per tatuaggi sul viso, per trivialità e oscenità a buon mercato, eccetera eccetera. Camuffare trovate, situazioni e gags trite e ritrite dandogli nuovi “connotati” - in realtà solo grossolani accorgimenti che si adagino al passo con gusti e mode dei tempi - ed esasperandone i lati più scurrili; condire con locations, bellezze e brutture esotiche; un po’ di (misero) mistero, azione, droghe, buoni sentimenti e lieto fine, e il gioco (cioè l’incasso stratosferico!) è fatto. Che misfatto!
Naturalmente l’intero film poggia (mollemente) sulla personalità, debordante e panciuta, di Zach Galifianakis; ogni sua (allucinata) espressione, ogni sua (spiritata) occhiata, qualsiasi cosa faccia o dica (o non dica), è l’unico vero motivo per cui (quasi) vale la pena assistere alla visione di Una notte da leoni 2. Uno spasso. E poi c’è quello spettacolo di donna di Jamie Chung! … e, d’accordo, inutile attendersi verosimiglianza in operazioni come queste, ma che lei possa essere la sposa di quello lì con la faccia da cetriolo (killer?) - tale Ed Helms - è francamente troppo …
Bangkok, senza ritorno
Anche sceneggiatore. Qualcuno chiami la Neuro.
Come sono cambiati (in meglio, per lui) i tempi dallo sfigato Will Tippin di Alias. Il figo della situazione. Zach se lo mangia a colazione. Coi muffin.
Bellezza ultrasonica.
Con sceneggiatura e regia degne di questo nome (e soprattutto a suo completo servizio), sarebbe devastante. Talento sprecato.
tatuato e ingroppato.
ectoplasmatico.
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