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Limitless

Regia di Neil Burger vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Limitless

di Enrique
8 stelle

Il tempo di attendere una trentina di secondi dalla deglutizione della misteriosa pillolina che un puro piacere dei sensi pervade le membra e prende il sopravvento. Gli occhi, finalmente, vedono. Il cervello lavora a pieno regime e tutto acquista un senso.

 

Cosa non potrebbe fare il cervello umano se solo non avesse limiti alle proprie capacità cognitive?

E cosa non si spingerebbe a fare un uomo che, dopo aver aperto gli occhi, dopo avere visto e dopo avere capito tutto, sia sprofondato nell’oscurità più totale?

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/a4/Limitless.png

 

La deliziosa voce melliflua e velatamente sediziosa di C.Iansante (il doppiatore quasi ufficiale di B.Cooper) costituisce la prima nota positiva del film a balzare all’attenzione.

La seconda, altrettanto splendida, è costituita dall’idea posta alla base del plot. Geniale e foriera di quelle suggestioni psichedeliche ed imprevedibili che, puntualmente, hanno scandito l’incedere del film.

La terza è rappresentata dalla sceneggiatura. Ora, che questa non sia affatto impeccabile lo si intuisce, per vero, da subito. In pratica da quando il protagonista afferra una pillola di cui non sa nulla (ma sa che chi gliel’ha proposta è del tutto inaffidabile) e la butta giù senza pensarci. Mi ha ricordato tanto la mitica scena del trailer “IM”di Maccio Capatonda (http://www.youtube.com/watch?v=DRkmb8jcCDk). Tuttavia, nel complesso, la scelta di fare del film un lungo flashback raccontato dal protagonista funziona egregiamente.

La quarta nota positiva è rappresentata da una cura assai originale della fotografia (grigia e opaca come i momenti di deprimente normalità. Brillante e luminosa quando la mente fluttua a quote vertiginose).

La quinta dal montaggio “sincopato” (affine all’indimenticabile The Snatch, fa notare Snaporaz68), che imprime alla narrazione un ritmo febbrile e serrato (ma capace di rallentare quanto basta nei momenti clou).

 

Tutti questi fattori, ben amalgamati fra loro, giovano all’economia della storia (il racconto del susseguirsi di improbabili parabole ascendenti e discendenti della vita del protagonista, la quale fa incessantemente la spola dalla sponda del sicuro, tragico fallimento a quella opposta di un successo che più dorato ed inarrestabile non si può), giovano alla suspense (grandi momenti di entusiasmo e sconforto hanno accompagnato costantemente la mia visione del film) e giovano al risultato finale. A dir poco eccellente.

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