Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Kevin MacDonald è un regista capace e partendo da premesse non certo nuove (di legioni romane in Britannia ne abbiamo già viste parecchie) costruisce un prodotto tutto sommato robusto che abbina ad un buon contesto avventuroso ideali forti e scanditi come l’onore, lealtà e la dignità all’insegna del buon artigianato medio che non fa certo urlare per l’entusiasmo, ma almeno regala ciò che ci si aspetta ed in buone dosi.
Alcuni anni dopo la sparizione della Nona legione, il giovane Marco Aquila (Channing Tatum) segue le orme del suo disperso padre recandosi ai confini dell’impero romano nella Britannia del nord.
Appena gli si prospetta l’occasione propizia parte insieme al suo schiavo Esca (Jamie Bell) per andare oltre i confini, scoprire quando successe a suo padre e quindi recupare il vessillo d’oro, il simbolo della legione scomparsa.
Pellicola spigliata il giusto che segue un percorso netto, oltre che scontato, offrendo cento minuti scanditi in buona parte con la dovuta accortezza.
L’inizio a dire il vero non è dei più brillanti, il giovane Marco Aquila non entra subito nel cuore (anche se il primo confronto bellico è tutt’altro che malvagio), ma quando comincia il suo rapporto con Esca, e di seguito la loro avventura a due, si trova un equilibrio decisamente migliore.
I toni assumono connotazioni avventurose ben contrassegnate, questo soprattutto grazie ad una buona cura dell’insieme, con scenari mozzafiato, un buon uso degli elementi naturali (soprattutto la nebbia, come quando il “nostro” attende la sua fine) incontri, approdi nel cuore della terra straniera (la tribù) e la fuga a perdi fiato.
Il finale invece, dopo la battaglia attesa, appare un po’ troppo retorico e pure un po’ semplicistico (vedasi l’affermazione leggera che chiude il film) per un prodotto che comunque sa condire la dinamicità con dei valori universali in modo tale da offrire comunque la soddisfazione che occorre per potersi godere tutta la vicenda.
Dunque si tratta di un film semplice, senza grandi colpi d’ala, ma che può trovare la sua collocazione all’interno del filone con la sua dignità.
Più che onesto.
Pecca un pò di continuità, ma allo stesso tempo riesce a creare frangenti decisamente suggestivi.
Come protagonista principale non è il massimo della vita, soprattutto nella prima parte risulta a tratti quasi indigesto.
Ma col procedere del film, e quindi dell'avventura, diviene più funzionale alla causa e quindi convincente.
Complessivamente più che sufficiente.
Ruolo abbastanza interessante, non sviluppato al massimo delle sue potenzialità, ma la sua interpretazione è comunque corposa a sufficienza.
Discreto.
Ruolo da comprimario (di lusso) tutt'altro che portante ai fini della riuscita del film.
Sufficiente.
Presenza secondaria, ma come spesso gli accade anche con pochi frangenti a disposizione sa non risultare anonimo.
Più che sufficiente.
Nascosto sotto un trucco vistoso ci mette però una bella tempra.
Discreto.
Sufficiente.
Pienamente sufficiente.
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