Regia di Florent Emilio Siri vedi scheda film
Anche la Francia ha un suo "Vietnam". Più della Guerra d'Indocina, è la Guerra d'Algeria il conflitto che ha lasciato aperte le maggiori ferite in seno alla società francese, per finalità e le modalità con la quale è stata condotto. Il film racconta la storia di un giovane ufficiale mandato a comandare un avamposto francese, con lo scopo di catturare un capo "ribelle". Il giovane compie il suo dovere, pur solidarizzando con gli ideali degli algerini e, inizialmente conservando distacco nei confronti di superiori e sottoposti, induriti dal contesto inumano di quello ed altri conflitti del passato; finirà, però, per soccombere alla violenza, non riuscendo successivamente a reinserirsi nel tranquillo contesto della propria vita privata. Nel film non manca l'azione, ma essa non è elemento centrale : la pellicola ha lo scopo (e riesce) di descrivere la Guerra d'Algeria così com'è stata : nonostante la propaganda dell'epoca, essa ha comportato devastazioni, massacri di civili, anche a causa della disumanità dei militari francesi, i quali facevano ricorso sistematico alla tortura nei confronti degli algerini. In particolare è evidenziato come molti dei nuovi nemici siano stati amici - combattenti nell'esercito francese - durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era toccato alla Francia essere finita sotto il controllo diretto ed indiretto della Germania di Hitler. Durante la Guerra d'Algeria, gli oppressi diventano oppressori. Il film è piuttosto crudo, non risparmia allo spettatore scene di azioni contro civili, torture, momenti di follia dei soldati francesi. Bravo l'attore che impersona il protagonista, in bilico tra rigore morale, freddezza della ragione ed esplosioni di rabbia nei momenti in cui comprende, per suoi o altrui errori, l'orrore del contesto in cui è inserito. Interessante altresì il personaggio di Saìd, un algerino aggregato ai francesi, che della lotta contro i propri compatrioti ha fatto una guerra personale. Un buon prodotto, che ha infine il pregio di illustrare una pagina scomoda e ancora non ben approfondita della storia contemporanea.
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