Regia di Robert Wise vedi scheda film
Diretto da Robert Wise, regista di La Iena (The Body Snatcher, 1945) e Ultimatum alla Terra (The Day the Earth stood still, 1951), e sceneggiato da Nelson Gidding basandosi su un romanzo di Michael Crichton, il primo pubblicato dall’autore senza ricorrere a uno pseudonimo, con un importante impegno produttivo di 6,5 milioni di dollari da parte della Universal Pictures, The Andromeda Strain (questo il titolo originale) è un film pienamente inserito nel suo periodo storico, con tutti i vantaggi e svantaggi del caso (alla sua uscita ottenne uno scarso successo sia di pubblico che di critica).
Un’epoca di profondi stravolgimenti culturali e di un diffuso malcontento della popolazione verso il governo e le istituzioni, rivelandosi in qualche modo sintomo di un profondo smarrimento della società americana in seguito alla conclusione del nefasto intervento in Vietnam.
Le certezze del periodo della guerra fredda cedono infatti il passo ai dubbi e all’insofferenza di molti settori della società civile che scopre che il nemico può annidarsi, quasi invisibile, anche all’interno delle proprie istituzioni.
Solida pellicola di fantascienza di una volta e classico esempio di fantascienza molto anni’70 (e in quanto tale anche estremamente lenta e verbosa), Wise gira in uno stile dal sapore quasi documentaristico e impostato sui toni freddi, impiegando luce e colori in maniera molto abile e che virano dai toni grigi che rimarcano l’asetticità del laboratorio sotterraneo al rosso (di estremo pericolo) della sala di comando, con uno stile privo di sbavature formali e una fotografia, ad opera di Richard H. Klyne, incisiva e tagliente e con efficaci riprese dall’alto, fissando i particolari della devastazione con la tecnica del fermo-immagine e utilizzando il meno possibile i fondali di cartapesta o gli accorgimenti effettistici tipici del genere creando quindi una pellicola anche asettica ma nobilitata da un rigore quasi (pseudo?) scientifico e può vantare, secondo la pubblicità dell’epoca, il laboratorio scientifico più accuratamente all’avanguardia mai apparso sullo schermo (per la non trascurabile cifra di 300.000 dollari).
Anche la scelta di un casting antidivistico (James Olson, Arthur Hill, David Wayne, Kate Reid, George Mitchell e Kermit Murdock) è funzionale a una rigorosa impostazione narrativa che non cerca l’effetto spettacolare ma invita piuttosto alla riflessione, riuscendo a conservare ancora oggi un notevole impatto drammatico.
Come nel libro anche nel film il batterio letale, un “mostro” microscopico e invisibile, sfuggente e proprio per questo ancora più pericoloso, simboleggia la follia al quale può arrivare la ricerca scientifica specie se asservita a scopi di prevaricazione, non importa di quale politica, e che per la tragica legge del contrappasso può portare verso l’autodistruzione
La pellicola è stata candidata all’Oscar per il montaggio (di Stuart Gilmore & John W. Holmes) e per le scenografie ed è stato nominato al Premio Hugo per la miglior opera di fantascienza.
P.s. Nel 2008 i fratelli Ridley & Tony Scott produssero un remake televisivo intitolato (coerentemente) The Andromeda Strain, miniserie in due puntate per la regia di Mikael Salomon e con protagonisti Benjamin Bratt, Christa Miller, Erik McCormak, Daniel Dae Kim e Ricky Schroder.
VOTO: 6,5
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