Regia di Louis Nero vedi scheda film
Biografia romanzata di Rasputin, consigliere dello zar Nicola II, figura controversa eliminata da una congiura di palazzo nel 1916.
Quinto lungometraggio per Louis Nero, giovane autore di un cinema al passo con i tempi (digitale, di ricerca), allo stesso modo innovativo e rispettoso delle regole e delle tradizioni della settima arte. Le scelte di Nero non sono mai banali, anche se ciò non significa obbligatoriamente che siano riuscite; l'insistito uso della tecnica dello split screen, per esempio, è anche in questo caso (il regista ne aveva già fatto incetta in passato) elemento di discreta pesantezza per lo spettatore. Così come non aiuta la comprensione del lavoro il frequente ritorno della voce del narratore esterno, affidata a Franco Nero (già coprotagonista del precedente film di Louis, La rabbia, del 2008; nessuna parentela fra i due): un commento non sempre logicamente lineare che tradisce una certa vena letteraria eccessivamente spinta in un'opera già dall'impatto visivo/visuale sovrabbondante di stimoli. In ogni caso ambizione e coraggio non difettano all'autore, che in questa circostanza può avvalersi di interpreti come Francesco Cabras (anche regista/documentarista, buona la sua presenza come protagonista qui), Daniele Savoca, Angelo Santamaria (esordiente), Diana Dell'Erba (anch'ella regista e fotografa di scena), Luciano Rosso. Nero si riserva come di consueto i ruoli di montatore, direttore della fotografia, sceneggiatore e produttore; musiche di Teho Tardo, cupe e poco presenti per esigenze di copione. Perplessità sulla durata, prossima al mediometraggio: un'ora e un quarto, di cui ben 8 minuti di titoli di coda. 3,5/10.
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