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L'occhio nel labirinto

Regia di Mario Caiano vedi scheda film

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La recensione su L'occhio nel labirinto

di undying
5 stelle

Quasi introvabile giallo italiano che si distingue dalla massa per un taglio narrativo più psicologico e meno thriller. Pregio e difetto allo stesso tempo.

 

Il brutale omicidio di Luca (Horst Frank), induce Julie (Rosemary Dexter) -inconsapevole del delitto- a Maracudi, una sperduta località marittima frequentata da Luca, nella quale viene a trovarsi come ospite nella villa di Gerda (Alida Valli). La stessa abitazione è vissuta da personaggi eccentrici e stravaganti (tra loro anche un transessuale) alcuni dei quali molto portati per la pittura. Ed è proprio in un quadro che sembra essere racchiusa la verità su quanto accaduto allo psichiatra scomparso e -forse- anche l'identità del killer. Dopo un fatale incidente automobilistico nel quale perde la vita Saro (Benjamin Lev), giovane adolescente attratto da Julie e testimone oculare che sembra essere a conoscenza di importanti dettagli, Frank (Adolfo Celi) si prende morbosamente cura di Julie. Ma che relazione esisteva tra Julie e Luca? L'una era soltanto la paziente e l'altro niente più che il medico?

 

 

1972: siamo in pieno periodo "argentiano" e la filiera cinematografica italiana sta sfornando gialli a ripetizione, spesso proposti (forzatamente) con animale nel titolo per riallacciarsi alla trilogia zoonomica di Dario Argento. Un valido regista che ha affrontato diversi generi (resterà famoso per il riuscito horror gotico Amanti d'oltretomba) e che saprà lasciare il segno anche nel decamerotico, nel polizi(otte)sco e perfino nel nazi-erotico (La svastica nel ventre si pone, di molto, sopra ai restanti titoli del filone) viene ingaggiato per dirigere questa coproduzione italo-tedesca caratterizzata dalla presenza di un buon parco d'attori (in rilievo Horst Frank, Alida Valli e Adolfo Celi).

 

 

L'occhio nel labirinto si apre con una citazione da Borges, e già questo ci fa capire che le coordinate del film sono da ricercare in altre fonti. L'ambientazione è italiana e da Milano ci si sposta alla fittizia Maracudi (in realtà l'isola d'Elba) ma Caiano prende subito le distanze da Argento sia per come imposta il primo delitto, quasi psichedelico ed onirico, sia per le psicologie dei personaggi; personaggi che più che discutere filosofeggiano o comunque sembrano agire in maniera non realistica e completamente surreale. Surreale anche l'azione del killer (o meglio di uno dei killer) che prende di mira Julie e le spara da una barca con una fiocina.

 

 

Per certi aspetti, anche puramente estetici, più che ad Argento gli autori sembrano qui rifarsi (ma si tratta di sincronicita' dato che le pellicole sono state realizzate più o meno nello stesso tempo) al Fulci di Una lucertola con la pelle di donna o a certi thriller erotici di Umberto Lenzi che anticipano il giallo argentiano.

Va detto che, purtroppo, nonostante la bella location e la felice messa in scena (ottima la fotografia come la regia di Caiano) L'occhio nel labirinto soffre di una sceneggiatura troppo incerta che depista a più riprese e che affonda -spesso- in uno sviluppo lento e privo di fascino. E la colonna sonora non aiuta, essendo una delle rare volte -nel genere- che non coinvolge e non contribuisce a creare il giusto climax. 

L'ultima mezz'ora è leggermente più riuscita anche a causa di una svolta thriller che dona un minimo di tensione (e ritmo) ad un film altrimenti poco convincente. Ma nel complesso si tratta di poca cosa, al punto che l'attenzione di fronte alla visione tende a dissiparsi e l'interesse per lo scioglimento dell'enigma (che giunge senza troppi scossoni), viene azzerato dalla prevedibilità di un finale che non lascia dubbi su quale direzione intraprende.

 

 

Citazione prima dei titoli di testa

"Un labirinto è un edificio costruito per confondere gli uomini; la sua architettura, ricca di simmetrie, è subordinata a tale fine".
(Jorge Louis Borges)

 

 

Il film di Caiano, a memoria d'uomo, non è passato in televisione da lungo tempo (credo mai, almeno sui canali di Stato e quelli "liberi").

E anche in home video non ha avuto, in patria, adeguata diffusione. Per vederne una buona versione (uncut, della durata di 94 minuti) occorre orientarsi verso l'import e in particolare verso la Spagna: qui il film è stato ottimamente restaurato da un negativo originale e riportato in bluray (o in alternativa dvd) in una sublime (per qualità delle immagini, ovvero nitidezza e colore) versione 1.78:1. Presente anche la traccia audio italiana, pulitissima e con possibilità di escludere i sottotitoli in castellano.

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