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La tranquillità

Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film

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La recensione su La tranquillità

di tafo
8 stelle

Antoni vuole un lavoro, una casa, una famiglia, ricerca la sua  tranquillità dopo essere uscito dal carcere. Gralak è un individualista ingenuo nel senso che non capisce il reale valore del prestito che il suo capo gli concede prima di cominciare a lavorare. La sua visione del mondo non riesce a conciliarsi con le lotte sindacali dei suoi colleghi, non riesce a fingere nei rapporti umani perchè riesce ancora ad emozionarsi alla vista notturna di cavalli veri che corrono nella notte. Alla fine sarà duro e doloroso scoprire che il sogno è minacciato dal cinismo dei padroni e preso a calci per la sua volontà di purezza. La sua semplicità gli fà credere che il prestito del suo capo sia un gesto di solidarietà disinteressata, e per questo accetta tutti gli ordini di quest'ultimo, diventando suo malgrado un traditore agli occhi dei colleghi. L'ignoranza del contesto sociale non è mai ammessa, nella Polonia ancora sovietica degli anni settanta veniva guardata con sospetto, l'individualismo era l'eccezione e non la regola. Nel sistema attuale i desideri di Antoni sono quelli di tutti con la differenza che il problema  oggi è di realizzarli non di mantenerli. Ritratto minimalista di una paese non ancora proiettato nel futuro, prima della ribalta internazionale e religiosa ( della Polonia ma anche del regista) girato con stile asciutto che si adatta perfettamente alla ricerca innocente e sincera del protagonista. Rispetto al cineamatore
( uscito prima ma fatto dopo) meno utopico e più concreto.    

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