Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Il titolo si riferisce probabilmente alla tranquillità che il protagonista desidera e che sta per raggiungere. Può anche riferirsi al tono del racconto, che è tranquillo quasi fino alla fine. In ogni cosa questa storia di tentato reinserimento nella società di un ex galeotto è narrata bene, con semplicità, ma anche con attenzione ai dettagli. I personaggi mi sembrano anch'essi ben definiti, a cominciare dal protagonista e dal capo cantiere, fino alla moglie. Questa la ritengo poi un personaggio che mi piace, una donna semplice e buona, fedele e sincera. Il protagonista non ha molti difetti, se non una certa ingenuità e un'eccessiva loquacità quando beve qualche bicchiere di troppo, e non se ne guarda come dovrebbe. Il destino è beffardo, crudele, e privo di senso, come spesso nei film di Kieslowski. Alcune idee del regista mi sembrano indovinate e originali, benché abbiano un significato misterioso. Mi riferisco ad esempio al fatto dei cavalli: si vedono su uno strano canale che fa interferenza nella TV, sie vedono poi durante un viaggio notturno del protagonista in camion quasi come in un sogno, e infine appaiono a montaggio alternato nel finale. Non si capisce cosa voglia dire, comunque l'effetto è suggestivo. Non mi stupisce che il film fosse stato vietato alla sua uscita. Il capo cantiere è un trafficone, che ruba e rivende materiale, e che licenzia gli operai che protestano. Dico per inciso che qui la sceneggiatura doveva spiegare meglio i motivi dello sciopero che fanno alla fine, perché non sono molto chiari. Da quanto ho visto nei film, la mancanza di materiale nei cantieri edili dei paesi ex comunisti doveva essere un problema abbastanza frequente. E i film che lo facevano vedere venivano sempre vietati.
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