Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Diciamo pure il suo vero film di esordio, che fu osteggiato non poco dal sistema, siamo infatti nel 1975, gli umori che il film affronta saranno quelli che circa un anno dopo faranno determinare la coscienza a livello nazionale in Polonia. Un interprete come Stuhr che partecipa in maniera intima a disegnare un personaggio che il regista poi dosa in maniera particolare, bilanciandosi fra storia realistica e coscienza. Il personaggio principale riaffronta la vita cercando di ricostruirsela, le difficoltà e le contraddizioni che gli si presentano annullano in parte il suo concetto e la sua disponibilità. Un bell'inizio del film ci porta dentro una realtà carceraria fatta di amicizie, certo sempre al limite, ma necessarie per creare quei presupposti che aiutino a vivere, e magari inventarsi una realtà che va oltre le sbarre e raggiunge gli ideali che la fantasia aiuta a far vivere, e che forse la realtà non li rispetta e disattendendoli sempre. Il regista, come disse lui stesso, non voleva affrontare il fattore politico, e solo incidentalmente ci fu la scena dello sciopero, che poi lo fece cadere nelle maglie della censura, ma il racconto affronta un argomento ben diverso, dove la scelta di una vita tranquilla e semplice, viene minata dal contesto che si frappone fra l'uomo e la società.
Una storia privata in contesto sociale che si riscalda
Una belal storia intima, costruita nelal pelle del suo protagonista
Un attore fantastico che non si può scindere dall'dea di film che il regista costruisce
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta