Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Non esiste la "tranquillità". L'individuo non può proprio isolarsi dal contesto in cui vive, dalla società, dallo Stato. Questo valeva per la Polonia comunista, ma il discorso può essere esteso a qualsiasi nazione moderna. Per quanto una persona cerchi di vivere rettamente, prima o poi dovrà necessariamente fare i conti col peso delle proprie scelte. Scelte condizioqnare dal Sistema, dal Caso oppure frutto di un libero arbitrio? Quanto sono consapevoli gli anti-eroi kieslowskiani del mondo in cui vivono? In quale misura sono inetti e in quale sono manipolati, messi sotto scacco, fagocitati dal Potere? E poi quale Potere? Da chi è rappresentato questo Potere? Anche qui, come nel "Cineamatore", una regia sapiente e un Jerzy Stuhr dominante rendono il film degno di una visione. Purtroppo non conosco il cinema polacco, non ho visto niente di Wajda, Zanussi etc...per cui non sono in grado di analizzare il background cine-culturale in cui Kieslowski ha mosso i suoi primi passi. Ma cosa aspetta Ghezzi a fare una bella retrospettiva sulle "nuove onde" dell'est europeo?! :-)
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