Regia di Tom Hanks vedi scheda film
Tom Hanks e il Sogno Americano. Una storia che dura da quasi 20 anni, almeno da quando l’idiot poco savant Forrest Gump, correndo e mangiando cioccolatini, ha conquistato il pubblico mondiale. Tom Hanks è il Sogno Americano. Di nuovo e di più nei panni di Larry Crowne, pluri incoronato impiegato del mese, onesto e volenteroso, ma nonostante ciò colpito dalla Crisi e licenziato dopo anni di onorato servizio. Il labile sottotesto sociopolitico è presto sopraffatto dalla favoletta di Larry, deciso a conquistarsi un titolo di studio che gli dia maggiori garanzie lavorative e, appena messo piede nel più vicino college statale, adottato da una banda di studenti motorizzati che gli rifanno il look. Ovvio che in tutto ciò s’infili anche l’amore, tutt’altro che all’improvviso. Hanks attore resta ottimo; Hanks produttore ha contribuito a realizzare prodotti pregevoli come Nel paese delle creature selvagge e le miniserie Band of Brothers e The Pacific. Il meglio che si può dire di Hanks regista è che ama la commedia classica, ingenua ed edificante della Hollywood che fu: il suo esordio Music Graffiti ne era un esempio perfetto (non a caso ambientato nei giocosi anni 60). Con l’opera seconda tenta di replicare, proponendo un modello di cinema cocciutamente corretto, sorridente, educativo e anacronistico, in contrasto con le recenti tendenze ciniche infami e sguaiate di tanta commedia targata Usa. La sua regia è volutamente piana e risaputa, candida come il faccione incoraggiante di Larry Crowne, prende per mano lo spettatore per fargli capire che non deve fare altro che mettersi comodo e pensare positivo. Si può anche essere disposti a stare al gioco, ma quello che non possiamo perdonare a Hanks è di essersi scelto come coautrice Nia Vardalos (tra i passi falsi di Tom produttore va ricordato Il mio grosso grasso matrimonio greco), evidentemente responsabile per tutto ciò che la sceneggiatura ci infligge. Personaggi forzatamente buffi e/o grotteschi (dalla sgallettata compagna di banco Talia al pornomane marito di Julia Roberts, interpretato dal grandissimo e sprecato Bryan Cranston), goffe sequenze romantiche che non strappano sorrisi né sospiri e una comicità inceppata affossano definitivamente le intenzioni di Hanks, oneste e luminose come quelle del buon Larry.
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